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L. Visconti Cicchino: Grazie Disma
di Lorenzo Fort
Scheda biobibliografica

L. Visconti Cicchino, Grazie Disma
Presentazione di R. Biagini, Napoli, Edizioni Chirico 2004, pp. 92, euro 5,00
 

«La Chiesa Orientale mette nelle icone il Buon Ladrone trionfante accanto alla Madonna, Vergine Madre, regina degli Angeli e dei Santi. Da quel posto d'onore, sono certa, starà pregando incessantemente assieme a Lei, a cui il Figlio morente ha affidato l'umanità, affinché per ogni uomo si rimuova la fiamma che impedisce l'ingresso al Paradiso. Con lui, un giorno, potremo effondere alla SS. Trinità quel giubilo eterno, inesprimibile a parole, che sgorga da cuori colmi di gratitudine e grazia. Grazie Disma!» (p. 91). 

Questa, pervasa di ottimistico amore, la conclusione di un libretto (importante anche nel sottotitolo: quel giorno sul Golgota) da poco uscito a firma dell'illuminata pedagogista fiorentina – nel quale si svolge (e si compie) una sorta di viaggio mistico (oltre che reale) nella terra della Passione.
Come la stessa autrice tiene a precisare, «il testo, germinato durante un pellegrinaggio in Terrasanta, vuole essere testimonianza del senso della sofferenza e delle viscere di misericordia di Dio, attraverso la figura del buon ladrone». Il che, appunto, emerge in particolare da taluni brani, qui fedelmente riportati: «Il ladrone, toccato dalla Grazia, si affidava e si apriva al Cristo: “Gesù ricordati di me, quando entrerai nel tuo Regno”. Invocandolo con il nome “Gesù”, egli riconosceva in Lui il Salvatore. Infatti in ebraico Jeshù-Jeshuà significa “Dio salva” … E diveniva “beato”, canonizzato da Gesù stesso: “Oggi sarai con me, in Paradiso”. La parola greca semeron (oggi) manifesta l’immediatezza della felicità. E’ l’oggi della salvezza … » (p. 15).
E ancora: «Il nome di San Disma (che significa malfattore, cattivo, ladro) secondo i Vangeli apocrifi (Vangelo di Nicodemo, Vangelo arabo dell’Infanzia, Atti di Pilato …), con il quale è particolarmente venerato nella Chiesa d'Oriente, appare accanto a quello di Gesta, altro ladrone crocifisso con lui» (p. 19).
«In greco», precisa sempre Visconti Cicchino, «come leggiamo ne Il buon ladrone di Stéphane-Marie Barbellion, la radice dysmé evoca il tramonto del sole, il declino di una vita. Egli ha commesso una grave colpa e subisce la pena riservata ai briganti. Tuttavia al tramonto della sua vita, quest’uomo incontra il sole, la luce che è Cristo» (p. 19).
Un pellegrinaggio, insomma, quello di Lucia Visconti, che inizia «dalla Croce di Gerusalemme, quindi da un luogo di morte, ma che ormai non fa più paura, perché non è più oscuro, ma splendente di luce». In effetti, «come i discepoli di Emmaus che fuggono dal luogo della Croce, ma poi, illuminati dalla Luce del Risorto, vi ritornano, ansiosi di portare ad altri la Buona Notizia, anche Lucia intraprende il viaggio di ritorno, interrogando i Padri della Chiesa per verificare che la strada sia quella giusta» (R. Biagini, p. 8). E se pure il percorso trova la sua conclusione nelle sofferenze del carcere, ormai l'autrice, consapevole e grata per aver ritrovato la Luce, può serenamente rivolgere ai fratelli nel dolore parole (anzi, calde esortazioni) di conforto e di speranza.


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