Non
si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno,
Dialettica
dell'illuminismo
Recensioni,
note critiche, extravaganze
Redazione
Sergio Audano,
Gianni Caccia,
Maria Grazia Caenaro
Claudio Cazzola,
Lorenzo Fort, Letizia Lanza
L.
Visconti Cicchino: Grazie Disma
di Lorenzo
Fort
Scheda
biobibliografica
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L.
Visconti Cicchino, Grazie Disma
Presentazione
di R. Biagini, Napoli, Edizioni Chirico 2004, pp. 92, euro 5,00
«La
Chiesa
Orientale mette
nelle icone il Buon Ladrone trionfante accanto alla Madonna, Vergine
Madre,
regina degli Angeli e dei Santi. Da quel posto d'onore, sono certa,
starà
pregando incessantemente assieme a Lei, a cui il Figlio morente ha
affidato
l'umanità, affinché per ogni uomo si rimuova la fiamma
che
impedisce l'ingresso al Paradiso. Con lui, un giorno, potremo effondere
alla SS. Trinità quel giubilo eterno, inesprimibile a parole,
che
sgorga da cuori colmi di gratitudine e grazia. Grazie Disma!» (p.
91).
Questa,
pervasa di ottimistico amore, la conclusione di un libretto (importante
anche nel sottotitolo: quel giorno sul Golgota) da poco uscito
a
firma dell'illuminata pedagogista fiorentina – nel quale si svolge (e
si
compie) una sorta di viaggio mistico (oltre che reale) nella terra
della
Passione.
Come
la stessa autrice tiene a precisare, «il testo, germinato durante
un pellegrinaggio in Terrasanta, vuole essere testimonianza del senso
della
sofferenza e delle viscere di misericordia di Dio, attraverso la figura
del buon ladrone». Il che, appunto, emerge in particolare da
taluni
brani, qui fedelmente riportati: «Il ladrone, toccato dalla
Grazia,
si affidava e si apriva al Cristo: “Gesù ricordati di me, quando
entrerai nel tuo Regno”. Invocandolo con il nome “Gesù”, egli
riconosceva
in Lui il Salvatore. Infatti in ebraico Jeshù-Jeshuà
significa
“Dio salva” … E diveniva “beato”, canonizzato da Gesù stesso:
“Oggi
sarai con me, in Paradiso”. La parola greca semeron (oggi)
manifesta
l’immediatezza della felicità. E’ l’oggi della salvezza …
»
(p. 15).
E
ancora: «Il nome di San Disma (che significa malfattore, cattivo,
ladro) secondo i Vangeli apocrifi (Vangelo di Nicodemo, Vangelo arabo
dell’Infanzia,
Atti di Pilato …), con il quale è particolarmente venerato nella
Chiesa d'Oriente, appare accanto a quello di Gesta, altro ladrone
crocifisso
con lui» (p. 19).
«In
greco», precisa sempre Visconti Cicchino, «come leggiamo ne
Il buon ladrone di Stéphane-Marie
Barbellion, la
radice dysmé
evoca il tramonto del sole, il declino di una vita. Egli ha commesso
una
grave colpa e subisce la pena riservata ai briganti. Tuttavia al
tramonto
della sua vita, quest’uomo incontra il sole, la luce che è
Cristo»
(p. 19).
Un
pellegrinaggio, insomma, quello di Lucia Visconti, che inizia
«dalla
Croce di Gerusalemme, quindi da un luogo di morte, ma che ormai non fa
più paura, perché non è più oscuro, ma
splendente
di luce». In effetti, «come i discepoli di Emmaus che
fuggono
dal luogo della Croce, ma poi, illuminati dalla Luce del Risorto, vi
ritornano,
ansiosi di portare ad altri la Buona Notizia, anche Lucia intraprende
il viaggio di ritorno, interrogando i Padri della Chiesa per
verificare
che la strada sia quella giusta» (R. Biagini, p. 8). E se pure il
percorso trova la sua conclusione nelle sofferenze del carcere, ormai
l'autrice,
consapevole e grata per aver ritrovato la Luce, può serenamente
rivolgere ai fratelli nel dolore parole (anzi, calde esortazioni) di
conforto
e di speranza.
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