Letizia
Lanza: Frustoli di scrittura. Tra paganesimo e misticismo.
Postfazione
di M. Ferrari
Venezia,
Supernova 2002, pp. 192
Credo
esistano pochi casi di tanta rigorosa coerenza tra intenzione ed atto
quale
si riscontra nel lavoro di Letizia Lanza.
I
numerosi titoli prodotti – da Ritorno ad Omero. Con due appendici
sulla
poesia africana a Eidola. Immagini dal fare poetico; da Donne
greche (e dintorni). Da Omero a Ingeborg Bachmann a Grecità
femminile, l’altra Penelope al più recente Frustoli
(tutti
editi dall'Editrice veneziana Supernova) – testimoniano dell’accurato
scandaglio
operato tra le pagine della letteratura, prevalentemente anche se non
solo
classica. Non è, però, dell’accuratezza filologica che
voglio
parlare, ma della paziente ricostruzione dell’identità femminile
operata su pagine declinate in buona sostanza al maschile. E proprio
l’irriducibile
centralità della donna rappresenta lo snodo fondamentale della
ricerca
di Letizia Lanza, nonché della sua visione del Mondo.
Costruita
a partire dall’antichità classica, senza dubbio, ma che finisce
per attraversare, innervandola, l’intera Storia – dimensione
spazio
temporale dell’autovalorizzazione umana.
La
donna
di Letizia, la chiamerò così d’ora in poi,
rappresenta
l’alterità assoluta rispetto al Cosmo maschile. Non si
tratta
semplicemente della denuncia di una diversità, quanto piuttosto
dell’affermazione dell’esistenza di una concreta realtà
antagonista,
incarnata dall’intero genere femminile. Un Cosmo ordinato sulle
sensibilità ed i valori delle donne. Quelli, sembra di poter
dire,
alla cui debole presenza nel maschio dobbiamo il dramma della Storia.
Il
Mondo
è schiavo della violenza, il Cosmo, per così
dire,
è in disordine in quanto dominato dal principio maschile,
asservito
a una logica di sopraffazione. La rivalutazione del principio femminile
riporterebbe l’equilibrio, garantirebbe la pace, quella vera,
definitiva,
non la semplice tregua tra conflitti cui siamo assuefatti.
La
donna
di Letizia, quindi, ben lontana dal presentarsi quale complemento,
anche se migliorativo dell’uomo, si offre come dimensione conchiusa ed
autosufficiente.
L’importanza
della posta in giuoco, l’Altro Cosmo, spinge Letizia Lanza ad
inseguire
le tracce della sua donna tra le pagine della letteratura.
Difficile
sottrarsi alla vertigine prodotta dall’esplodere di questo nuovo
archetipo,
quasi bastasse semplicemente evocarlo per trovarsi senza certezze.
Perché
l’intenzione e l’atto, la ricerca del Valore
femminile
e la sua esaltazione, procedono nelle pagine di Letizia Lanza di pari
passo
con l’implicita denuncia della perenne lotta con il predominante Valore
maschile… per cui non resta che domandarsi se lo sforzo di realizzare
l’utopia
non rappresenti, in definitiva, l’unica via d’uscita rimasta
all’umanità.
Tutta intera.
1
maggio 2003