Institutio.
Quaderni di didattica delle materie letterarie II, a cura di L.
Scarpa
Padova,
CLEUP Editrice, 2000, pp. 379.
Una delle principali problematiche
che investono il mondo della scuola è quello didattica e della
conseguente
formazione degli insegnanti.
Nella piena consapevolezza del
problema, a partire dall'anno accademico 1996-97 la Facoltà di
Lettere
e Filosofia dell'Università di Padova ha attivato un "Corso di
Perfezionamento
in Metodologia e didattica delle materie letterarie", destinato a
neolaureati
di discipline umanistiche, nella convinzione che la
professionalità
di un insegnante dovrà comprendere anche la capacità di
definire
obiettivi, affrontare metodologie d'insegnamento e approntare strumenti
per la valutazione. I risultati sono poi stati pubblicati in due
quaderni:
il primo volume (comprendente soltanto i lavori dei corsisti) era
uscito
nel 1998, il secondo, relativo all'anno accademico 1997-98, è
uscito
nel 2000 e contiene anche i contributi dei docenti e coordinatori.
Risulta
suddiviso in tre parti, di cui la prima dedicata alla didattica della
letteratura,
ovvero ai problemi dell'insegnamento letterario indipendentemente dalla
riflessione linguistica, la seconda alla didattica delle scienze
storiche,
la terza alla multimedialità.
La prima parte consta a sua volta
di tre sezioni: quella di italiano è preceduta da una premessa
di
A. Chemello, in cui la docente illustra la tematica affrontata nel
corso
da lei stessa coordinato: la scelta degli autori a scuola e,
all'interno
di questo tema, il rapporto tra genere e letteratura. La sezione si
apre
con un interessante lavoro di C. Pascolini,
Il canone scolastico. Tra
esigenze formative e ambizioni scientifiche, che indaga sulla
formazione
e l'evoluzione del "canone", ossia degli autori italiani obbligatori e
facoltativi come furono stabiliti nelle diverse fasi della storia della
scuola italiana dall'Unità in poi, mettendo a confronto la
volontà
del legislatore, espressa nei programmi e nelle normative ministeriali,
con le risposte dell'editoria scolastica e del mondo accademico. Ne
risulta
un quadro oltremodo interessante dove rimbalzano le modificazioni
legate
alle contingenze storiche e alle mode culturali e ai motivi ideologici:
ad esempio il "canone" fascista ammetteva 63 autori, divisi in
"maggiori"
(tra cui 8, obbligatori, meritano la lettura integrale di un'opera) e
"minori"
(14 per il liceo classico, 9 per lo scientifico), da leggersi per
excerpta,
a loro volta distinti in obbligatori (tra questi, naturalmente
Mussolini)
e facoltativi. La sezione prosegue con un lavoro di M. Stedile, I
fantasmi
femminili nella poesia di Eugenio Montale: un'ipotesi di lettura:
attraverso
una serie di sequenze, incentrate su altrettante letture testuali,
intende
visitare i più vistosi emblemi femminili della poesia
montaliana,
inseguendone i richiami e le citazioni da un testo all'altro. La figura
femminile diventa così il pretesto per un'approfondita indagine
dentro il corpus poetico montaliano, dove l'inserto biografico si
combina
con le novità stilistiche e linguistiche. L'unità
didattica
rientra nella tipologia dell'"incontro con l'opera", secondo un
percorso
di lettura tematico, che si ritiene possa suscitare la curiosità
degli allievi per la straordinaria suggestione di personaggi,
situazioni
e atmosfere proposte. L'opera montaliana è letta secondo un
metodo
di analisi semiologica, «tesa a ricostruire i percorsi di senso
che
attraversano i testi, riconducendo le diverse figure femminili entro
una
fitta rete di rimandi analogici o antinomici» (p. 56).
Nella seconda sezione, riservata
al latino, si trova il pregevole contributo di L. Scarpa, Educazione
a una cultura di genere. Un percorso possibile, che presenta
«alcune
parti di un progetto di modulo per la introduzione a scuola di una
consapevole
educazione alla cultura di genere» (p. 83), espressione, questa,
preferita a quella più comune di educazione sessuale
perché,
quando si parla di genere, «ci si riferisce al complesso di
tratti
psicologici, al ruolo nella società, con i relativi stereotipi e
rappresentazioni dell'immaginario individuale e collettivo, che la
cultura
occidentale annette a quella differenza, all'essere uomo o donna»
(p. 83). Il modulo è pensato in due fasi: la prima fase consiste
nella sensibilizzazione degli alunni alla tematica, nell'intento di
farli
riflettere sul loro vissuto e di far loro acquisire l'abitudine ad
esprimere
le proprie idee e sensazioni «senza vergogna e senza
esibizionismi,
nel rispetto degli altri e specialmente dell'altro genere» (p.
84).
La seconda fase, più propriamente "curricolare", prevede
l'individuazione
di una serie di obiettivi didattici legati ai contenuti e alle
metodologie
disciplinari da organizzare in un modulo in cui «il ruolo del
latino
(e del greco) può essere fondamentale, perché le
letterature
classiche sono una miniera inesauribile di miti, racconti, personaggi,
riflessioni, avvenimenti che ruotano intorno alla tematica di
genere»
(p. 84). Scarpa ipotizza dunque uno strumento didattico, che potrebbe
avere
la veste di un'antologia tematica, in cui raccogliere una serie di
testi,
introdotti e commentati, attraverso i quali sia possibile ricostruire
la
rappresentazione che gli antichi si davano della loro idea di uomo e di
donna, i ruoli assegnati ai due generi nella società, la diversa
morale applicata, ecc. E nonostante la sua caratterizzazione tematica,
la proposta di Scarpa rimane pur sempre un'antologia della letteratura
"latina": pertanto il commento è, anzitutto, un commento
linguistico-letterario
e poggia su una base scientifica, costituita dalle edizioni critiche e
dall'esegesi degli studiosi più accreditati. Nel secondo
contributo,
invece, A. Piva, Didattica del latino: l'approccio psicoanalitico.
Una
proposta operativa, sceglie un interessante approccio
psicoanalitico,
ma non sarebbe dispiaciuta anche una analisi linguistico-letteraria
come
quella offerta da Scarpa.
Nella terza sezione, riservata
al greco, G. Giolo, Retorica e retori nell'Atene del IV secolo
e
F. Donadi, Dionigi, Gorgia e il kairós – relazione
tenuta
dallo stesso al congresso in Aix-en-Provence sul tema "Kairós
e logos dans l'antiquité (24-27 ottobre 1994)" –
affrontano
il passaggio dalla parola parlata come strumento di comunicazione della
polis, frutto di improvvisazione, alla parola scritta, frutto della
nuova
techne, la retorica. Soprattutto il lungo e
articolato contributo
di Giolo esamina lo scarto tra le due, messo in luce da Alcidamante,
maestro
di retorica attivo nella prima metà del IV secolo a.C.,
principale
sostenitore del valore della performance improvvisata, e dalla sua
aspra
polemica contro gli "scrittori di discorsi", in particolare contro
Isocrate.
Il suo pamphlet è una vera e propria denuncia della scissione
ormai
in atto nel corpo della retorica: da un parte la tradizione, che
continua
a valorizzare l'immediatezza della parola, dall'altra una retorica
filtrata
attraverso l'esercizio preparatorio, sempre più raffinato, della
scrittura, che però, frutto di acribia compositiva e ricerca
formale,
non è in grado come la prima di cogliere il kairós,
calibrando i propri interventi secondo le necessità del momento.
Giolo continua poi in una breve rassegna della retorica del IV secolo e
delle tre scuole operanti in Atene (Platone, Isocrate, Aristotele) e
specialmente
di Isocrate esamina la lingua, lo stile e il pensiero politico,
proponendo
infine l'analisi della complessa architettura sintattica di un passo
del
Panegirico
di Isocrate e un'analisi delle singole opere e del lessico politico.
La seconda parte del volume, Leggere,
vedere, coprire il passato. Didattica delle scienze storiche, è
dedicata appunto alla didattica delle scienze storiche, dizione
preferita
a quella più comune di didattica della storia, perché fin
dal titolo si vuole «far intendere quanto necessario sia per un
insegnamento
rinnovato della storia superare le angustie della storia evenemenziale,
gli steccati nei confronti delle discipline cosidette ausiliarie e la
separatezza
tra storia e archeologia» (p. 12). Le riflessioni metodologiche
di
M. G. La Conte, Metodologia della ricerca storica alla luce di
contributi
recenti, S. Celato, Il mistero di Tucidide di Luciano Canfora
e A. Olivieri , L'enciclopedismo del Settecento e la storia del
manuale.
Alcune indagini, sono accompagnate da alcune proposte
rivolte
alla scuola, che si rifanno al nesso didatticamente cruciale tra
geografia
e storia col contributo a più mani su L'espansione della
civiltà
greca di S. Olimpieri, C. Sartori, M. E. Roselli della Rovere, L.
Tonello,
coordinate da S. Celato; all'archeologia e alla topografia antica (M.
T.
Lachin, Alla scoperta della civiltà invisibile. Una traccia
di
metodo, cui segue Una nota per "leggere" e "capire" la
città
di G. Rosada); alla numismatica e al suo valore storico nell'ambito di
un museo locale (F. Fluiano,
La moneta in età romana attraverso
la collezione del Museo civico di Chioggia).
Nella terza parte, infine, Tecnologia
e sapere umanistico. Didattica multimediale, un esempio concreto:
un
ipertesto curioso, stimolante e divertente realizzato da L. Zampese con
i suoi alunni, Fedro traduttor d'Esopo: ovvero furbi e cattivi in
un
mondo di favola.
In conclusione, una raccolta ricca
di proposte e stimolante – che oltre tutto tiene conto del fatto che le
aziende moderne ricercano persone, che sappiano interpretare testi o
comunicare
con apertura mentale e flessibilità adattiva a diversi contesti
e/o situazioni, e che, non di rado, le individuano proprio in chi ha
acquisito
una cultura umanistica: essa sola, infatti, riesce a piegare il sapere
grammaticale o filologico alla comprensione del diverso e del lontano,
attuando un processo di decentramento e di presa di distanza dal
proprio
ristretto punto di vista e volgendo il sapere grammaticale a 1) render
consapevoli anche dei processi logico-semantici; 2) arricchire la
capacità
di penetrazione delle possibilità espressive del linguaggio; 3)
fornire la base essenziale per condurre le operazioni di
deco-ricodificazione
dei molti linguaggi tecnici o settoriali.
1 maggio
2003