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Gustavo Traversari (a cura di), Laodicea di Frigia
di Paolo Belli

Scheda biobibliografica

Gustavo Traversari (a cura di), Laodicea di Frigia I, con contributi di Gustavo Traversari, Giorgio Bejor, Manuela Fano Santi, Luigi Sperti, Jacopo Bonetto, Sauro Gelichi e Claudio Negrelli
Roma, Bretschneider, 2000, Rivista di Archeologia, supp. 24.
 

Questo volume è la prova di come si possa giungere a dei risultati importanti nella ricerca di un sito archeologico senza uno scavo vero e proprio. Infatti combinando studi preliminari sulle fonti storiche ed epigrafiche con una serie di surveys di indagine topografica, assieme alla classificazione dei resti monumentali emergenti sul luogo, e con i dati provenienti dalle moderne tecniche strumentali (primo fra tutti un eccellente mosaico fotografico satellitare, tavv. I-XIII), ci viene fornita una cospicua serie di informazioni.

In questo modo una équipe veneziana di ricercatori dell’Università di Ca' Foscari, guidata da Gustavo Traversari, ha saputo offrire una valida premessa a future indagini archeologiche propriamente intese, contributo per la conoscenza dell’antica Laodicea al Lycos, ben nota dalle fonti classiche ma quasi dimenticata dalla ricerca sul campo.

Stigmatizzati i suoi abitanti con l’appellativo di "tiepidi" da Giovanni nell’Apocalisse, Laodicea è stata uno dei centri più importanti dell’Asia Minore occidentale in epoca ellenistico-romana.

Situata in un punto nodale del sistema viario romano, come ci informa nel suo contributo G. Traversari (La situazione viaria di Laodicea alla luce degli itinerari romani), L. si trovava a poca distanza da città come Hierapolis e Colossae, e rivaleggiò con quest’ultima e con Mileto per la qualità delle sue lane e dei suoi prodotti di tessitura.

Fondata da Antioco II attorno al 261 (il sito era precedentemente noto come Diospolis o Rhoas), L. ebbe un ruolo rilevante nella formazione dei principati ellenistici, come viene delineato nel contributo di Giorgio Bejor (Per una ricerca di Laodicea ellenistica).

L’inizio della sua esplorazione avvenne solo verso la fine del ‘600, e da parte di studiosi del cristanesimo, come ci illustra L. Sperti nella prima parte del suo contributo (Ricognizione archeologica a Laodicea di Frigia: 1993-1998: Viaggiatori ed archeologi a Laodicea del XVII secolo ad oggi): questi furono Thomas Smith, nel 1671 e Paul Ricaut nel 1692. Non sempre l’identificazione dei monumenti avvenne correttamente, dato anche il desiderio di riconoscere i resti della L. cristiana.

Visitatori successivi, come Spon e Wheler (1678), R. Pococke (1745), Stuart e Revett (1762) e R. Chandler (1775), raggiungono una visione più chiara ed equilibrata, sopra tutto nella identificazione dei due teatri e dello stadio-anfiteatro, grazie anche alla lettura delle iscrizioni che man mano venivano messe in luce.

La rinuncia da parte di Cockerell, nei primi anni dell’800, a visitarne le rovine – perchè tutta la regione tra Aydin e Denizli era ritenuta pericolosamente infestata di briganti – dovette contribuire non poco alla sua esclusione dai circuiti classici del Grand Tour, mentre inesorabile ci appare il destino che le sue rovine, oggetto di continue spoliazioni da parte di lapicidi e cavatori di pietre, dovettero subire a beneficio del vicino centro di Denizli.

Solo verso la fine dell’800 W. Ramsay e G. Weber offrono finalmente un contributo di stampo scientifico alla conoscenza di L., il primo con un ampio capitolo di carattere storico-epigrafico ed il secondo con uno studio topografico sul tracciato dell’acquedotto, i cui resti andavano rapidamente scomparendo.

La pianta fornita dal Weber è l’unica pubblicata prima di quella contenuta nel presente volume a riassumere l’identificazione delle rovine emergenti. Esaminando quest’ultima, elaborata dall’équipe veneziana, vi troviamo dunque collocati tutti i principali monumenti che vengono descritti nei numerosi contributi del volume.

Essi sono, per la fase ellenistico-romana: il Bouleuterion-Agorà, di età adrianea; le Terme-Ginnasio, con dedica ad Adriano e Sabina, collegate al castellum aquae dell’acquedotto. Accanto ad esso vi era anche un Ninfeo monumentale, investigato da uno scavo franco-canadese negli anni ’60.

Abbiamo inoltre: lo stadio-anfiteatro dedicato a Tito imperatore nel 79 a.C.; un edificio termale in forma di basilica thermarum accanto al Ninfeo, del II sec. d.C. circa; un ulteriore probabile edificio termale; un edificio non identificato con grandi nicchie rettangolari ed assiali.

Oltre ai due edifici teatrali, il Teatro Maggiore ed il Teatro Minore, ed allo Stadio-Anfiteatro, di cui si era sempre conosciuta l’esistenza, abbiamo ancora un edificio monumentale, con piazza porticata, forse un santuario dedicato a divinità od al culto imperiale.

Abbiamo poi, nel contributo di G. Bejor e di J. Bonetto (La ricognizione del 1999. Dalla Porta Efesia all’Agorà Occidentale), la descrizione di un grande monumento, la Porta Efesia, accanto al quale sorgeva l’Agorà occidentale di L., e che doveva essere molto simile ad un’altra porta – Porta Siria – databile all’età di Domiziano, tra l’84 e l’85 d.C.

Per i monumenti della L. cristiana si possono elencare: un edificio tetraconco forse del V sec. d.C.; un edificio ottagonale presso la porta Siria (forse un martyrion simile a quello di Hierapolis), degli inizi del V sec.; una Basilica Nord, posta fra i due Teatri, accanto ad une delle agorai di L.; e la Basilica Sud, più piccola, accanto alla cinta delle mura. Presso questo complesso resti di grandi strutture edilizie fanno pensare ad una realizzazione analoga alla grande Agora settentrionale di Hierapolis, con funzione commerciale.

M. Fano Santi intravede, sulla scorta di Flavio Giuseppe e di alcune fonti epigrafiche, l’esistenza di comunità giudaiche (Comunità giudaiche a Laodicea), all’interno delle quale dovette forse svilupparsi quella cristiana cui si era indirizzato S. Paolo, rivolgendosi ai Colossesi.

Un contributo particolare – quello di S. Gelichi e C. Negrelli (La ricognizione del 1999: Laodicea in età tardoantica e bizantina) – è un esempio preciso di come un sito archeologico può essere letto prima dello scavo, il cosiddetto "complesso 35", dove la rigorosa classificazione di tutti i reperti di superficie, ceramici o lapidei, e delle diverse tecniche edilizie riscontrabili nelle rovine affioranti, sono state ricondotte alla loro distribuzione spaziale in una maglia di quadrati, col risultato di offrire una periodizzazione dei resti emergenti in 4 fasi principali, e di assegnare così ad ognuna di queste la vita di alcune parti di questo complesso tardo-antico.

Il terremoto del 494 d.C. fu uno dei più devastanti tra i numerosi che contrassegnarono la travagliata esistenza di questo e di molti altri centri della regione, e dovette obliterare molti edifici pubblici di L

La città si ridusse alla sopravvivenza, continuata però fino alla conquista turca, nel XII sec., quando venne definitivamente abbandonata in favore di Denizli, distante solo pochi chilometri.

La recente presa di interesse da parte di alcuni studiosi turchi operanti in questo centro, che nel frattempo è divenuto sede di un Museo regionale, oltre che di una nuova Università, porterà senza dubbio ad una maggior comprensione dei monumenti di L., ed alla probabile scoperta di altri nuovi, senza togliere – tuttavia – il valore che queste indagini preliminari dell’équipe veneziana hanno avuto nella ricerca su questo sito importante e poco noto

Di ciò dobbiamo essere grati a G. Traversari ed ai suoi collaboratori.


8 luglio 2003


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