1.
Fedro rivisitato
Chi disprezza
compra
Colei
non fare
che
disse “Tanto è
acerba”
cui grappolo
troppo pingue
franò in testa
e fine della festa!
Strada sbagliata
Se
vedi galleggiare un gran sacchetto
ricolmo
di ciò
che più ti alletta,
non risucchiare il fiume dal
suo letto
per provocare la secca e pescare
meglio,
che se scoppi, mano sopra non
vi metti!
Pan
per focaccia
Invito a cena:
furbo pretesto
per chi a
tirarti
scherzo
s’appresta.
Brodo
in liquore
tavola in
festa
ma l’invitato
digiuno resta!
Pan
per focaccia
l’invito a
pranzo:
fresco il
pesce
naviga trito.
E’
il recipiente
troppo alto e
stretto
per chi ha un
musetto
al posto del
becco.
Leccando
il vetro,
lo Scaltro s’aspetti
d’esser da esempio
a chi ha per denti
un lungo stecco!
La volpe
e la maschera
— «Volto di maschera,
quanta
magnificenza» —
disse la
volpe nel rimirar la
larva,
«ma casa
disabitata
agghindata a festa,
se dietro non
t’indossano anima
e
testa!».
La rana
e il bue
“Il troppo stroppia”
lo sa
persin ranocchia
che per farsi
vacca
la pelle tira
e strappa
finché
non scoppia!
La vanità
della cornacchia
Non
far cornacchia che
pur d’esser pavone,
le nere penne condisce
di posticce piume,
che le prime son vere
mentre l’altre le perde.
E senza “vello”,
di pavoni e cornacchie
divien zimbello!
La riconoscenza
del lupo
Quale
più gradita ricompensa
per la gru dal lungo collo
dell’aver ancor la testa
dopo aver al lupo tolto
dall’ingorda gola l’osso?
L'anfora
I
Sprigiona
il coccio
d’effluvio il falerno
che assapora la vecchia
cui già
nostalgico riso
squarcia
ruga
di sopite
estasi
in fuga!
L'anfora
II
Per
vecchiezza
valor non si perde
ma quando dei desideri
è tratto il dente,
il più crudele degli affanni
ricordarsi è
dei felici anni!
2. Voce in
conchiglia
Voce
in conchiglia
recami echi
di lontano
Ulisse,
dipanati in
fusi di Penelope
o avvolti
ancora
in rigonfie
conocchie
Delie *
abbandonate a
riva.
Portami
d’Ulisse
gioia di
ritorno
l'abbaio
felice ad un guinzaglio,
da lunga
attesa
nascita
d’abbraccio!
(cfr. Tibullo, Elegie I, 3,
v. 86)
3.
Pioggia acida sul Partenone
Fidíaca gloria
disgregata in
preziosi frammenti.
Figure mutili,
più
ancor mutilate
dagli ossidi
in acide vesti .
Centauri e Lapíti
non in lotta
ma uniti
contro la
corrosione
e infine
sconfitti dalla “civiltà”
…
si ché rilievi equini d’ellenica
arte
cedono il
passo
a deturpati
cocci!
Dove lo scalpello
che rende la
vita?
A quando la fine
dell’acida
pioggia?
4.
Tela di Erato
Nel fregio che cinge
del tempio la
fronte
a scandire il
ritmo
sono nove
le forme .
Se Clio apre il corteo
Tersicore
segue
poi sfila
Euterpe, con Urania
e Talia,
Polimnia,
Calliope, Melpomene
e infine colei
a dare titolo
ai fogli
che prima
sparsi
in volume ho
raccolti!
5.
Segmento di lucertola
Non dichiarano poetiche – dici
i poeti veri
Si dimena / il loro fare, segmento
di lucertola
in vortice
eterno / eterno movimento
all’unisono
col pensiero / oltre
il tormento,
(tormentato incanto)
Lucertola in segmento, la poetica
mulinello
d’idee / forza centripeta
che genera
catarsi, sacrificio
funzionale
alla rinascita
Staccata coda che rinasce
reincarnato
canto / metamorfosi
a oltranza
E alla lucertola al sole non rincresce
di avere
della coda solo un mozzicone
perché
tanto sa che le
ricresce
punto oltre
da sé, da
cui diparte / obbligato
distanziamento
che ne accresce
la nostalgia di muro:
prezzo che
è ben valso
il suo futuro!
6. Foemina
In
te / l’imperscrutabile
enigma
del mistero
l’imprevista
Sibilla
del
più vero / ambito fulcro
di
preziosa sostanza
mistura
di senno ad oltranza
viva
pregnanza.
Finestra
dell’anima
a
misurarne l’ampiezza
energia
di luce
che
l’artista traduce:
in
parole il poeta, il pittore in
colore
perché
poesia è pittura – come
si
dice – e tu donna
degno
quadro ed altrettanta
cornice!
7. Amalgama
Cfr. Valeria Serofilli: la parola e la cura. Note critiche di
Gianmario
Lucini. Con una raccolta inedita, Puntoacapo
Editrice, Novi Ligure (AL) 2010.
La
chiocciola (o telamone)
Ti
abiti ad oltranza / inquilino moroso di
se stesso
T’indossi
/ Telamone dal gravoso fardello
ma
abito o anima il tuo guscio?
Botte
di Diogene, la verità nel profondo.
E
tu poeta non farti lumaca
nel
tuo guscio
se
a sfiorarti è mano di poesia!
Brunetto
Latini
(canto
XV)
Tu
che insegnasti come rendersi eterni
ora
in eterno vaghi / scontando
dell’asimmetrico
rapporto
giusta
condanna.
Ma
profezia di esilio e gloria
da
quel tuo labbro ustionato!
Ulisse
(canto
XXVI)
Dei
remi hai fatto ali al folle varco
viaggio
in te stesso ma allontanamento
assetato
d’eccesso / spingendo il legno
oltre
l’umano senso
Tu,
novello Alessandro / lingua di fuoco
a
Dio non ribelle, ma eroe arditoeloquente
della pagana limitatezza.
8. Ut pictura poesis
Omaggio a Platone
(Compito di poeta)
Fuor di caverna
illumino e traduco
il buio ai tuoi occhi:
vedo oltre / oltre vado.
L’Anadyomene
(L’Afrodite nascente di Apelle, Pompei IV a.C.)*
Dal flutto
emerge
bel corpo di Donna
Ruscellanti di spuma
fendono i seni
l’aria salmastra
promessa di pomi maturi
Capelli in festa
che le tue dita inanellano
in amoroso gioco
Divina o umana
sinuosa nasci
e indelebile esisti!
* Soggetto di un celebre affresco di Apelle, il cui mito, evocato da Plinio, fu ripreso dagli artisti dal Rinascimento in poi.
9. Vestali
SEZ. 1 – Sirtaki
“Sirtaki”
Eccomi Vestale / in estasi di te
al caldo Grecale
mentre danzo Sirtaki, e creo
Abbracci peplo, in voluttuoso ordito
mentre ti accerchio, circuisco e tesso / veli
tolti ad uno ad uno
Eccomi Vestale / in estasi di te
al caldo Scirocco
mentre danzo Sirtaki, e creo
tu il mio pareo
“Scirocco”
Eletti e condannati:
in vortici di passione
tu / Vento Scirocco
ora caldo e profumato
sulle mie bianche vesti
ora violento e impazzito
Tutti gli incensi / dall’ambra al muschio selvatico
non valgono una stilla / del profumo della tua pelle
dopo l’amore
mentre intesso tasselli musivi sul tuo corpo:
ogni tassello un ricordo
Ma vento che va e viene
ed io / disillusa penelope che
tesse e disfà
Quale più annichilente vertigine a stordirmi
e rinsavire?
Divina o umana / sinuosa nasci
e indelebile esisti.
SEZ. 2 – Dionisiache
““Estasi di mosto”
Ora tu qui / alchemica mistura
ed il pallore si farà dunque rubino
fecondo di ebrezza e dolci attese
paghe di amplessi e di sorprese
Nata appena / come d’uva il mosto
Appena sorta / com’alba da tramonto
Schiusa / pistillo da corolla:
liquida / com’acqua di sorgente
Tempo è di berci / chimerico piacere
tempo è di sorsi, aliti ed essenze:
il tuo fiato da noi trasfonde
e si alimenta
e ne accresce l’orlo e lo trabocca
Vendemmia di pelle / occhi negli occhi.
Se è tutto inganno
inganno sia
perché è questo
il più dolce annegamento.
“Nel segno di Priapo”
Questa è l’ora / in cui ti desidero forte
prima che Scirocco / mulinelli la sabbia
in dune di sepolti amplessi e
gli armenti si disperdano al richiamo;
prima che i sospiri si addensino
gravidi di pioggia / a cancellare
sulla sabbia le orme
del nostro passaggio
Così osa darmi, in un lungo ti amo
tutto quel che mi hai tolto
perché quale più feconda invocazione
a te, o Priapo, che vita non è
se quest’ora non duri o si ripeta?
SEZ. 3 – Ulisse
“Voce in conchiglia”
Voce in conchiglia
recami echi / di lontano Ulisse
dipanati in fusi penelope
o avvolti ancora
in rigonfie conocchie Delie*
abbandonate a riva
Portami d’Ulisse / gioia di ritorno
l'abbaio felice ad un guinzaglio
da lunga attesa
nascita d’abbraccio!
“Penelope”
Scriverò sul tuo corpo
i miei rimpianti
fra i tuoi capelli
neri e bianchi
Ci siamo lasciati
e ripresi mille volte
tra infinite voglie
Il filo interrotto e saldato
è diventato tronco
su cui arrampicarsi:
voglio un cambiamento
una catarsi
Sul tuo corpo tracce
del nostro amplesso / miste ad altri odori
di cui non mi spiego il senso
Invoco venti che dissipino i tuoi torti / tutti
i ti amo estorti
Tesso e intarsio
di te mai sazia
All’amore, al fuoco di passione
non chiedo verità
tra il limite del sogno e recriminazione.
*Cfr. Tibullo, Elegie I, 3, v. 86.
10. Lo Specchio
il tempo impazzisce i suoi ricordi
Chi è la più bella – chiedesti ed io risposi
Capelli bianchi, chili in eccedenza incolmabile perdita d’amplessi
fai la somma: assai probabile crisi d’astinenza
Non scriverei più cuori sulla sabbia
né sullo specchio / appannato dai nostri amplessi ma il contenuto è lo stesso:
di te non so far senza
– illusa Penelope / lui non tornerà
e se lo farà, non sarà poi il tuo telaio a trattenerlo
né potrai recidergli le ali o sabotare il suo vascello spezzandone l’albero maestro
che inesauribile è la sua sete –
– Intanto ho messo il telaio accanto alla finestra
per essere la prima a gridargli ben tornato