Senecio
   SENECIO

Fondatore
Emilio Piccolo

Direttore
Andrea Piccolo e Lorenzo Fort



Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno, Dialettica dell'illuminismo

Rivisitazioni, traduzioni, manipolazioni



Redazione
Sergio Audano, Gianni Caccia, Maria Grazia Caenaro
Claudio Cazzola, Lorenzo Fort, Letizia Lanza


Valeria Serofilli
Scheda biobibliografica


 

1. Fedro rivisitato

Spoglia la favola del suo animale
ed ecco balzar cruda la morale!
 

Chi disprezza compra

Colei non fare
che disse “Tanto è acerba
cui grappolo
troppo pingue
franò in testa
e fine della festa! 
Strada sbagliata
Se vedi galleggiare un gran sacchetto
ricolmo di ciò 
che più ti alletta,
non risucchiare il fiume dal suo letto
per provocare la secca e pescare meglio,
che se scoppi, mano sopra non vi metti!
 

Pan per focaccia
 

Invito a cena:
furbo pretesto
per chi a tirarti
scherzo s’appresta.

Brodo in liquore
tavola in festa
ma l’invitato digiuno resta!
 

Pan per focaccia
l’invito a pranzo:
fresco il pesce
naviga trito.

E’ il recipiente
troppo alto e stretto
per chi ha un musetto
al posto del becco.

Leccando il vetro,
lo Scaltro s’aspetti
d’esser da esempio
a chi ha per denti
un lungo stecco!
 

La volpe e la maschera

—  «Volto di maschera,
quanta magnificenza» —
disse la volpe nel rimirar la larva,
«ma casa
disabitata agghindata a festa,
se dietro non t’indossano anima
e testa!».

La rana e il bue

“Il troppo stroppia”
lo sa persin  ranocchia
che per farsi vacca
la pelle tira e strappa
finché non scoppia!
 

La vanità della cornacchia

Non far cornacchia che
pur d’esser pavone,
le nere penne condisce
di posticce piume,
che le prime son vere
mentre l’altre le perde.
E senza “vello”,
di pavoni e cornacchie
divien zimbello!
 

La riconoscenza del lupo

Quale più gradita ricompensa
per la gru dal lungo collo
dell’aver ancor la testa
dopo aver al lupo tolto
dall’ingorda gola l’osso?
 

L'anfora I

Sprigiona il coccio
d’effluvio il falerno
che assapora la vecchia
cui già
nostalgico riso
squarcia
ruga
di sopite
estasi
in fuga!
 

L'anfora II

Per vecchiezza
valor non si perde
ma quando dei desideri
è tratto il dente,
il più crudele degli affanni
ricordarsi è
dei felici anni!
 

2. Voce in conchiglia
Voce in conchiglia
recami echi
di lontano Ulisse,
dipanati in fusi di Penelope
o avvolti ancora
in rigonfie
conocchie Delie *
abbandonate a riva.

Portami d’Ulisse
gioia di ritorno
l'abbaio felice ad un guinzaglio,
da lunga attesa
nascita d’abbraccio!

(cfr. Tibullo, Elegie I, 3, v. 86)

3. Pioggia acida sul Partenone

Fidíaca gloria
disgregata in preziosi frammenti.
Figure mutili,
più ancor mutilate
dagli ossidi in acide vesti .

Centauri e Lapíti
non in lotta ma uniti
contro la corrosione
e infine sconfitti dalla “civiltà” …

si ché rilievi equini d’ellenica arte
cedono il passo
a deturpati cocci!

Dove lo scalpello 
che rende la vita?

A quando la fine
 dell’acida pioggia?

4. Tela di Erato

Nel fregio che cinge
del tempio la fronte
a scandire il ritmo
    sono nove le forme .

Se Clio apre il corteo
Tersicore segue
poi sfila Euterpe, con Urania e Talia,
Polimnia, Calliope, Melpomene
e infine colei
a dare titolo ai fogli
che prima sparsi
in volume ho raccolti!

5. Segmento di lucertola 

Non dichiarano poetiche – dici
i poeti veri

Si dimena / il loro fare, segmento di lucertola
in vortice eterno / eterno movimento
all’unisono col pensiero / oltre
il tormento, (tormentato incanto)

Lucertola in segmento, la poetica
mulinello d’idee / forza centripeta
che genera catarsi, sacrificio funzionale
alla rinascita

Staccata coda che rinasce
reincarnato canto / metamorfosi a oltranza

E alla lucertola al sole non rincresce
di avere della coda solo un mozzicone
perché tanto sa che le ricresce
punto oltre da sé, da cui diparte / obbligato
distanziamento che ne accresce la nostalgia di muro:
prezzo che è ben valso il suo futuro!

6. Foemina

In te / l’imperscrutabile
enigma del mistero
l’imprevista Sibilla
del più vero / ambito fulcro
di preziosa sostanza
mistura di senno ad oltranza
viva pregnanza.
 
Finestra dell’anima
a misurarne l’ampiezza
energia di luce
che l’artista traduce:
in parole il poeta, il pittore in colore
perché poesia è pittura – come
si dice – e tu donna
degno quadro ed altrettanta
cornice!

7. Amalgama
Cfr. Valeria Serofilli: la parola e la cura. Note critiche di Gianmario Lucini. Con una raccolta inedita, Puntoacapo Editrice, Novi Ligure (AL) 2010.
 
La chiocciola (o telamone)
 
Ti abiti ad oltranza / inquilino moroso di se stesso
T’indossi / Telamone dal gravoso fardello
ma abito o anima il tuo guscio?
Botte di Diogene, la verità nel profondo.
E tu poeta non farti lumaca
nel tuo guscio
se a sfiorarti è mano di poesia!
 
 
Brunetto Latini
(canto XV)
 
Tu che insegnasti come rendersi eterni
ora in eterno vaghi / scontando
dell’asimmetrico rapporto
giusta condanna.
Ma profezia di esilio e gloria
da quel tuo labbro ustionato!
 
 
Ulisse
(canto XXVI)
 
Dei remi hai fatto ali al folle varco
viaggio in te stesso ma allontanamento
assetato d’eccesso / spingendo il legno
oltre l’umano senso
Tu, novello Alessandro / lingua di fuoco
a Dio non ribelle, ma eroe arditoeloquente
della pagana limitatezza.                    

8. Ut pictura poesis

Omaggio a Platone
 (Compito di poeta)

Fuor di caverna
illumino e traduco
il buio ai tuoi occhi:
vedo oltre / oltre vado.

 

L’Anadyomene
(L’Afrodite nascente di Apelle, Pompei IV a.C.)*

Dal flutto
emerge
bel corpo di Donna

Ruscellanti di spuma
 fendono i seni
l’aria salmastra
promessa di pomi maturi
 
Capelli in festa
che le tue dita inanellano
in amoroso gioco

Divina o umana
sinuosa nasci

e indelebile esisti!

* Soggetto di un celebre affresco di Apelle, il cui mito, evocato da Plinio, fu ripreso dagli artisti dal Rinascimento in poi.

9. Vestali

SEZ. 1 – Sirtaki

“Sirtaki”
Eccomi Vestale / in estasi di te
al caldo Grecale
mentre danzo Sirtaki, e creo

Abbracci peplo, in voluttuoso ordito
mentre ti accerchio, circuisco e tesso / veli
tolti ad uno ad uno

Eccomi Vestale / in estasi di te
al caldo Scirocco
mentre danzo Sirtaki, e creo
tu il mio pareo

“Scirocco”
Eletti e condannati:
in vortici di passione
tu / Vento Scirocco
ora caldo e profumato
sulle mie bianche vesti
ora violento e impazzito

Tutti gli incensi / dall’ambra al muschio selvatico
non valgono una stilla / del profumo della tua pelle
 dopo l’amore
mentre intesso tasselli musivi sul tuo corpo:
ogni tassello un ricordo

Ma vento che va e viene
ed io / disillusa penelope che
tesse e disfà

Quale più annichilente vertigine a stordirmi
e rinsavire?

Divina o umana / sinuosa nasci

e indelebile esisti.

SEZ. 2 – Dionisiache

““Estasi di mosto”
Ora tu qui / alchemica mistura
ed il pallore si farà dunque rubino
fecondo di ebrezza e dolci attese
paghe di amplessi e di sorprese

Nata appena / come d’uva il mosto
Appena sorta / com’alba da tramonto
Schiusa / pistillo da corolla:
liquida / com’acqua di sorgente

Tempo è di berci / chimerico piacere
tempo è di sorsi, aliti ed essenze:
il tuo fiato da noi trasfonde
e si alimenta
e ne accresce l’orlo e lo trabocca

Vendemmia di pelle / occhi negli occhi.
Se è tutto inganno
inganno sia
perché è questo
il più dolce annegamento.

“Nel segno di Priapo”
Questa è l’ora / in cui ti desidero forte
prima che Scirocco / mulinelli la sabbia
in dune di sepolti amplessi e
gli armenti si disperdano al richiamo;

prima che i sospiri si addensino
gravidi di pioggia / a cancellare
sulla sabbia le orme
del nostro passaggio

Così osa darmi, in un lungo ti amo
tutto quel che mi hai tolto
perché quale più feconda invocazione
a te, o Priapo, che vita non è
se quest’ora non duri o si ripeta?

SEZ. 3 – Ulisse
“Voce in conchiglia”
Voce in conchiglia
recami echi / di lontano Ulisse
dipanati in fusi penelope
o avvolti ancora
in rigonfie conocchie Delie*
abbandonate a riva

Portami d’Ulisse / gioia di ritorno
l'abbaio felice ad un guinzaglio
da lunga attesa
nascita d’abbraccio!

“Penelope”
Scriverò sul tuo corpo
i miei rimpianti
fra i tuoi capelli
neri e bianchi

Ci siamo lasciati
e ripresi mille volte
tra infinite voglie

Il filo interrotto e saldato
è diventato tronco
su cui arrampicarsi:

voglio un cambiamento
una catarsi

Sul tuo corpo tracce
del nostro amplesso / miste ad altri odori
di cui non mi spiego il senso

Invoco venti che dissipino i tuoi torti / tutti
i ti amo estorti

Tesso e intarsio
di te mai sazia

All’amore, al fuoco di passione
non chiedo verità
tra il limite del sogno e recriminazione.


*Cfr. Tibullo, Elegie I, 3, v. 86.

 

 

10. Lo Specchio

il tempo impazzisce i suoi ricordi

Chi è la più bella – chiedesti ed io risposi

Capelli bianchi, chili in eccedenza incolmabile perdita d’amplessi
fai la somma: assai probabile crisi d’astinenza

Non scriverei più cuori sulla sabbia
né sullo specchio / appannato dai nostri amplessi ma il contenuto è lo stesso:
di te non so far senza

– illusa Penelope / lui non tornerà
e se lo farà, non sarà poi il tuo telaio a trattenerlo
né potrai recidergli le ali o sabotare il suo vascello spezzandone l’albero maestro
che  inesauribile è la sua sete –

 

– Intanto ho messo il telaio accanto alla finestra

per essere la prima a gridargli ben tornato

 

 

 

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