Senecio
     SENECIO
Fondatore
Emilio Piccolo

Direttore
Andrea Piccolo e Lorenzo Fort



Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno, Dialettica dell'illuminismo

Rivisitazioni, traduzioni, manipolazioni



Redazione
Gianni Caccia, Maria Grazia Caenaro, Claudio Cazzola
Letizia Lanza, Vincenzo Ruggiero Perrino, Andrea Scotto


Luciano Troisio
Scheda biobibliografica

Restauro agli Scrovegni

Una vecchia in pianto
disperata senectus da nulla
nel vicolo buio tra miasmi e strame 

plagio da anonimo scoliasta 
babilonese egizio hittita 
da nobile latino testimone 
d’infinita globalizzazione
che a suo tempo trovò necessario 
in superflua pellucida trascrivere. 

Il restauro di Giotto 
lacrime riscopre 
su volti rigati affranti svaniti
di donne spalancate nel compianto.

Sottolinea il rictus 
rughe estrapolate non distese 
per nulla evolute 
nel costante mediterraneo pianto.

L’usuraio Scrovegni aquilino 
fornisce l’acquamarina

sull’immutabile tetanico ironizza.

 


 

Utopia

Fiat almeno 
un’asintotica progressione 
un calo minimo nelle furterie.

Utopia puntino a piacere 
su binari di speranze parallele 

voluttuose che all’infinito 
però si bacino longinque.
 
 

Ma se per tutta la vita
da una banda prefissata
le rette corressero parallele...

Perfino lo strame e i miasmi 
tutto uguale in eterna subura
nel buio vico stabile ove piange 
da millenni la vecchia da nulla.


 

Explicit 

Scende l’angelo 
è scaduto il contratto

ha limitata discrezione a dilazionare

invece di cincischiare
usare bene gli scampoli

spiace abbandonare 
ora è evidente 
il perfettamente 
tutto previsto
nello zero iniziale 

addio logoi 
care luci.

Parnaso e correlativi

Correlativi

Macchina d’amore 
decamerona, boccacciami!

Esondava pulpame,
l’oscuro gaudio della carne 
correlativo oggettivo
mera la vita che scoppia dall’arsura;
tempus loquendi.

– Su, bello, su! –
dicevano, a Padova, gli amici,
non c’è altro credi,
nulla è più misterioso e adorabile e proprio,
i peggiori sono i più pervicaci,
non serve a nulla ma scrivi.

Le cose belle e nuove
che ho appreso quest’anno:
un atto di forza, irruzione nella realtà
ecce, superlucratus sum
nella Palus si generano tutte le cose
ma c’è il momento che l’abitudine non tiene
et ce melange de comique
e questo cielo contemporaneo.

 Creavano pittori esistenziali 
Circi encolpiche
frangendo pure il sipario d’orizzonte
d’arcana bellezza intoccabile 
congrua a volteggiare 
programmare apax, routine.
E poi la ragazza è morta.

Brandello di muro, 
la casa crollerà per troppa rondine
quella volando via …
 
Viole a ciocche, colchici, corimbi,
invano attesi ai porti il mio veliero
ghiottone isolato ai bordi 
esisto per stupirmi 
organizzato portatore di handicap, 
un pescatore di spugne
avrà questa perla rara. 

E frattanto nei Consigli rilassato alligatore 
terribili occhi di lupo in sonno speculante, 
e mutavano effimere le procaci
in monocrome livide 
ormai senza onnipotenza, soppiantate, 
bieche, talune ora imploranti.

Opere incominciate e non continuate più.
Ma l’avere fatto in luogo di non avere fatto 
questo non fu vanità,
assuefatti a strani aperitivi
militanti nella deiezione 
silenti nel nulla della ragione 
ergastolani non rinunciavano all’evasione
dalle occulte mani
così totalmente disanimate
nell’aria spasimante

questo seguitare una muraglia
che da tanta parte 
il guardo esclude da Eldoradi.
 
Nulla fede, display su questo muro
perso il ricordo del mattino
una depressa vita in guardia ai forni 
perché non si spengano 
non sussista maglia rotta 
quando il giorno più languisce.

Ecco malchiusa porta il varco è qui
docile fibra salta fuori fuggi,
va, l’angelo è la tua filigrana 
maisempre stampata nel ricordo
come nell’occhio nero della rondine.

Ed io non so sub tegmine fagi 
chi va chi resta impazzito di luce
diaspora anagrammante paradiso
l’odore dei limoni
illude alcove poetiche
il sudore umiliante dei contatti.

Un calvo ormai münchhausen
una corolla di tenebre con noi
oltre la volta di stelle così vicine
sofisticando palinsesto di scritture 
sola terribile compagna picciola 
pompa del cuore.

– E fu molta la dolcezza? –
– E la nostra parte di ricchezza? –

Esili venti, volatili cortesi 
il Nobel, presto
o mi costituisco.

 

 

Le poetesse cinesi

Poetesse invisibili giovani
chagalliane vellutate
calzanti l’erotico dolce scarpino 
feltrato su fiorami e indocili castagne d’acqua
poetesse nervose incapaci di sedurre

acromegaliche in finta immagine anoressica        
gabellano un portamento celestiale nel Paradeison allestito
parsimoniose arredando la scena di pochi trampolieri

Scrittrici steatopige  
ingrigite anzi tempo
anguicrinite disponibili 
a mutarsi nelle più trasversali 
concubine in attesa di cento fiori 
fuggite a Taiwan rifiutate tacendo 
sopportando il nomignolo di cagne 

Ammutolite come perse 
sculture in ocra 
tentate di volgersi indietro 
perdute amiche
senza rimedio nei lunghi colli
a causa dell’errore irreversibile 
per non essere ombre 

virtuose più che Euridici 
obbedienti al prescritto
per quanto cedibili a lazzo
a brillante sùbita risposta 

ecco che invece imbastiscono  
festoni e glicini insistono birbe 
ad affacciarsi sulla platea volgare interrompono 
il verso incuranti di rischiare disarmonie
chiudono così urticanti quando l’amabile è secreto
il gran pudore del miele apparso 
anche solo per un breve erroneo 
bagliore della lanterna di scena

Non è rilevante datare 
il gonfiore della loro nubile manica
perciò nemmeno classificare 
la lucidità dispettosa della loro sconfitta

Non esercitazione filologica
persistente cammino 
lungo valichi bassi intravisti 
incalzate dal seguito che accelera
anelante di là

girovagare volentieri clandestino 
barattando l’intesa lo sguardo 
l’ingenua ciotola essenziale 
l’acqua attinta da loro in persona 
e nella ventura non danno confidenza.

Non meraviglia la loro fascinazione
sebbene sia impossibile carpire  
la lettura furtiva che poi resta

volontà di precario giullare  
distaccata in pagine minute 
nelle dispense a righe evidenziate 

gioco ammirato scherzo concordato
svogliato studio tempo dileggiato
per la dilazione del furore

erta giovinezza d’inconoscibile amore
tentato in dazebao sognato in muri
 
né l’invidiata concentrata assente 
a infinito occhi incantevoli    
cernendo amor l’intera lezione 
e i capelli bifidi barocchi

Da molti accetta ride ed è mirata
per nobil grazia sua fiamma narrata

dotte anelanti vi mutano coeve 
insane traduzioni vi confrontano 
l’ammaliante coronata lilla 
altero il crine ed esile figura
 
ilare il tempo fugace da illustrare 
poiché sempre si evolve lingua amata  
e come lei corolla muta.

Poetesse di armoniosi ideogrammi
negandosi ludiche dileggiano
ottengono rispetto e favore 
per la corta poesia cortese                                
hanno il grido stornano trafiggono
 
nello stesso disagio pudico 
dell’aspirazione al disegno centrale
della vita normale speciale 

graffiano l’umile tendenza al fiore 
con licenza a dono di profumo

silenti su palco fisso
mascherate abilmente.

De imbecillitate mundi

Il mondo è noioso
è sempre quello di Candide
l’unico che abbiamo.
Il mondo è ripetitivo
dobbiamo continuamente reinventarlo perché sia passabile,
capita che si è costretti a fare infinito autodafé
bisogna svenarsi a pulirlo ininterrottamente
a rallentarne il degrado verso l’osceno e lo spaccio
[della Bestia Trionfante].
Una volta palpate le poche bellezze
uno potrebbe perfino averne abbastanza,
e se trovasse gli alberi anelati, ma proprio quelli,
sedersi all’ombra nella Posizione Riflessa,
non muoversi più.
La sopravvivenza è da stupide tartarughe
da idioti strumenti sempre identici
nell’evoluzione il cretinismo è vincente
infinita è la potenza innovante del volgare
(aqui està el busillis)
andirivieni monotono
la ripetizione è un concetto fondamentale
che merita lunghe riflessioni
pornografia madre falba della sterilità,
permessa per la sua elementare stupidità
innocua democratica gratifica il basso
più è volgare più ha successo
(nelle pie intenzioni dovrebbe presto stancare,
già quella di lusso è meno benvista)
non si osa relazionarla al Mondo
nella sua accezione di “bello, santo, pulito”.
Ma poiché sempre nuove necessitano
giovani meraviglie, variatio delectat
(mentre la pendolare saturazione si autoelimina)
infinita è la potenza innovante
dell’immane immune stupidità
che perfino Einstein considerava non relativa.
Tranquilli, ai vostri posti:
è lei che fornisce l’energia
al Mondo bello e santo
onde trasmigrare senza fine.

(Phonsavan, 20 dicembre 2007)

Perché non conosciamo le avventure straordinarie

Le avventure più straordinarie
non furono mai documentate
né su stele né su papiro
tanto meno su feuilleton o sulla “Trivial Literature”
che si occupavano di banali imitazioni per condòmini poverini.
Non si devono raccontare.
Molti dubitano che siano davvero successe.
Rimasero nelle remote memorie delle fanciulle più riservate
belle in modo raro e divinamente timide
in quelle degli erculei trasgressivi marinai
di braccio forte e zigomi vigorosi.

Notti inattese imprevedibili, sospiranti alcove silenziose
doni di incommensurabile lealtà
patti immacolati,
senza mappe rotte segrete
perfezioni inarrivabili
esilaranti burle

tesori per caso rinvenuti e subito sperperati,
negli stessi forzieri (ma altrove) risepolti da altri pirati
segreti arcani d'arcanisti con essi crepati
si ignora se rammaricandosi o felici del vissuto

Notti paradisiache dionisiache danze
tradendo fuori norma Caina e Giudecca
parossistiche plurime pareano senza fine
fortune e pigliate irripetibili

Quali inestricabili contesti di
Giardino misterico lussurioso
senza piante spinose, sur l’erbe soffice aromatica,
ripensato mentre astrattamente si sorbisce
una mediocre fast soup in città dietro l’università
economo ritrovo d’acuti irsuti
ragazze etniche, studenti
del mondo scadenti modificatori
miglioratori indolenti

Hapax possibilità che si verifica un’unica volta
cancellata
congruamente consegnata a racconto mitico
a incredibile narrazione:
[olim, once, una volta...
Spartani, non aggiungere fronzoli]

E poi è finita, ognuno se n’è divergendo ripartito
al last minute per il suo giogo
ha richiuso lo zaino della non condivisione
poi ché nulla succede (a patto che nulla venga descritto)
poi ché alla fine dell'attento rettileo ascolto
il ladrone imbelle che vorrebbe far parte di segreti
si lascerebbe sfuggire astutamente, annotando:
 – Non ti credo. –

(Luang Prabang, 7 dicembre 2007)

 

 

L'amata Juno mi dà un passaggio*

Juno la dea opulenta non può
che essere sfolgorante
pur condizionata da elettra beltà.
La sua compagnia abbellisce il mio universo.
Nel congedare con cuore efebico la gentile centaura
[con il casco non potrò baciarla]
la mia fiera auriga
esperta in marziali discipline
improvvisamente imprevedibilmente
docile ma altera
s’è tolta il lucente cimiero
la folta capigliatura è esplosa
si è tolta il casco perch’io la baciassi
gesto a sorpresa che trapela
l’esca all’amo del non detto
premia il cor che mendica
con delicatezza divina,
inestimabile,

che salverà.

Ubud, 22 agosto 2008

*Cfr. L. Toisio, Tante facelle. Prefazione di G. Ferri. Postfazioni di S. Comoglio - M. Lenti - M. Pamio, Cleup, Padova 2017.

 

 

 

 

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