Non
si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno,
Dialettica
dell'illuminismo
Rivisitazioni,
traduzioni, manipolazioni
Redazione
Sergio Audano,
Gianni Caccia,
Maria Grazia Caenaro
Claudio Cazzola,
Lorenzo Fort, Letizia Lanza
Helene Paraskevà
Scheda
biobibliografica
|
1. Segreti di marmo
Stranieri nella
città
Passeggiando
un
giorno
per i
Musei,
dove le
cose in
mostra
hanno
smarrito
l’anima:
“Turista
o
migrante?”
Mi
interrogò un
busto vivo
ma
confuso,
quello
di Antonino
Pio,
imperatore
pacifico,
se non
addirittura
pacifista.
Ma,
anche la pace
ha
i suoi
limiti,
pare.
E nello
scontro
con
Santa P.
non si
è comportato
molto
bene, sembra.
L’avrebbe
battezzata
nell’olio
bollente.
In buona
fede,
solo per
constatare
il
miracolo.
Acceca
gli occhi
e
appanna l’anima
la
crudeltà.
Seduce
il paradosso
dell’armonia
grottesca,
imperiale.
E non ti
salvi
dal
fascino intenso
di questa città
schiava,
pornodiva,
nobile,
padrona.
Non ti
salvi
nemmeno
da
straniero
(turista
o
migrante).
Ti
abbaglia.
Rassomiglianza
Antonino
Pio
l’Imperatore
è
bello, ha il viso
tuo.
Biondo
reale è
stato
come il
grano,
anche lui.
Eppure
gli occhi
erano scuri,
come i
tuoi. Naso
latino.
Guance
di pesca,
tu,
le sue
di marmo.
Le
sopracciglia
uguali
– quando
ti
annuvoli.
Le
labbra sì,
raccontano
la
stessa crudeltà.
Entrambi
avete
torturato,
dice la
Storia.
– E con
piacere –
aggiungo.
“L’Amore
è
tormento”.
Diresti
banalmente
tu.
Ma di
Antonino
fu
passione
imperiale
la
tortura.
Identità nascosta
Sulla
roccia
sgretolabile,
apro
drappo di
gloria distesa
ad
asciugare addosso
a
creature
salmastre.
Lì
ho nascosto il
cuore,
sotto
una lastra,
fra i
mostri mitici
di marmo,
delle
grotte
marine.
Con un
fucile
occultato
dalla
Storia scopro
nel
cervello, ogni
volta,
– maledetta intuizione –
nel
viaggio di
ricognizione
a
spirale, ogni
volta,
trovo
che gli
occhi del
poeta
si
disfanno, si
sciolgono.
Solo per
diventare
perle.
2. Spiragli
anacronistici
Ifigenia
Nel
golfo di Aulide afono e piatto,
il
vento strozzato ancora balbetta.
Prima
di mezzanotte non si alzerà
mai,
prima del sacrificio
ha
un impegno.
Ma
Ifigenia ha fretta, non aspetta più.
Trascura
lo scalino dell’altare,
inciampa,
crolla
e
cade sgranocchiando ossa di eroi.
Sgomita,
scalpita l’armata epica
di
sassi cavalieri e denti opliti
che
ha in bocca.
E
nell’orecchio la voce di Artemide,
rauca
e soffocata dalle sigarette,
fioca,
come le antiche fiamme sull’altare,
le
sussurra maliziosa:
“Penso
che ti dovrai fermare per un po’!”.
L’orgia
nel Museo
All’inaugurazione
del
Museo nuovo di fronte al Partenone,
sulla
vecchia Roccia,
fa
impressione l’orgia di luce
in
agguato ad ogni angolo
che
si riflette
e
si rispecchia in mille
e
ancora mille geometrie e guise.
Lo
spettacolo era tutto
e
non sapevo
se
guardare solo dentro
o
anche fuori,
le
auto, i turisti, i bar, la strada.
I
piani sovrapposti
degli
scavi fino a su,
al
“roof café”,
davano
il senso
di
un tempo intinto,
come
il “finger food”,
nell’agrodolce
dell’eternità.
E
la Roccia sfidata, stupita,
stizzita,
ci scherniva:
“Ma
quali dubbi? L’Acropoli sono io”.
A
Dioniso
Mille
ombre di sogno,
mille
miraggi di Parnaso
tu
intendi e crei.
Risucchiami
nel
gorgo tuo, dio ebbro!
Nei
bui, vorticosi abissi
dei
tuoi riti inghiottiscimi.
Insegnami
lo smarrimento
nei
boschi freschi.
Nel
deserto
Se
parti per un viaggio nel deserto,
prendimi
con te.
Mettimi
nell’ampolla
come
la Sibilla,
quell’antica
civettuola
che
non muore mai.
Gira
lo sguardo verso l’orizzonte
e
respira il vento.
Mettimi
nell’ampolla,
dai,
e
prendimi con te!
3. Echi Ipogei
Nella miniera di lignite
Quella sera stregata,
nella miniera di lignite
abbandonata,
l’eco di canti antichi
restituiva il vento tiepido.
E lì, accanto,
nella piazzetta della luna piena,
le ombre assenti rimpiangevano
gli amori alla finestra
di Persefone uscita sul balcone
a salutare
dell’Ade il nero messaggero.
Accanto alla miniera
abbandonata, nuda,
come una strega nella luna piena.
La Maschera di Teodora
Non chiedere allo specchio
inargentato il permesso
di toglierti la maschera
da imperatrice, Teodora!
Non esitare! Strappala!
Staccala con forza
dalla faccia insieme
a scampoli di pelle e carne!
Come facevi al circo,
libera la fiera nuda
e in mostra mettiti
senza parasguardi raffinati.
Per provocare applausi
nell’arena insanguinata
basterà lo sguardo tuo
di luce antica, micenea.
4. Le Donne di Lemmo
Con spade, scudi e armature,
mille amazzoni si siedono
sul letto mio di notte.
Senza passione e sentimento,
senza pietà, alibi e pretesti,
dei crimini parlano
in quella notte orrenda.
Elmi abbassati, spade grondanti,
sudati corpi odorosi
con le armature addosso
ancora,
si raccontano colpevoli e traditi:
“Dall’isola di Lemno noi veniamo,
patria di Efesto e dei Cabiri.
Mariti, padri, amanti e figli
abbiamo massacrato
in una notte atroce di vendetta.
Perdono e comprensione
non chiediamo.
Vogliamo solo raccontare”.
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