1. La
nave
2.
Bestialis sapientia
3.
Cinque haïku
per Genova
4.
Coniugazioni
5.
Candeo
1.
La nave
L'isola dunque
nel nome di
un ritorno
al
retrocedere nel molle buio
da una
eternità di poco
prossima
all'infinito
remoto, ricco
di felci,
palme e paure.
Storie di
convivenze con felini
d'ammaestramento
di feroci rettili,
favole
d'accesso verso ardenti
pertugi:
eccola
l'isola conquistata,
granito
fantasioso
morbido
all'occorrenza,
aperto verso
il mare
verso le
solitudini del pacato
orizzonte.
Questo il
volere innanzi; fermo
e lontano
il senso del
ritorno.
Tenevo sempre
in mano
un sottile
filo cruciale,
zitto e
sibilante …
Le sponde interne quiete per l'intrico
dei canali
dove i maestrali si
frantumano:
una capanna
di fortuna, di canne,
ruvida
e piena di
vento fra le fessure,
flauto che
stride
allarmante
cicala
riparo dalle
iene, dai bastardi
ringhiosi,
ma forse
insufficiente contro
un Minotauro,
di non grande prestigio
a dire il
vero.
Una pietra
dove graffiare in
pochi segni
l'incontro
del reale con l'immaginario;
accettare
l'incerto come formula,
l'emergere di
un sasso
o il fiorire
affimero di un cactus
…
Capire che
l'esser solo
rende l'eroe
più vulnerabile
all'assalto
d'invincibili
minuti
nemici, quali il ricordo
il rimpianto
e il senso della
morte,
meditazione
perlopiù notturna
un ricercare
senza speranze mitologiche.
***
Addio all'isola dove non serve
che le
caverne parlino, che l'incenso
salga a
spirali, che si sollevi
fra le ombre
notturne
la groppa
scura e stanca di un
fantasma.
L'ingorgo del
vento suggerirà
altri timori
e l'onda cava
pensieri sulla
morte:
s'è
interrotto il passato
s'è
sfatto il filo
e
impercettibilmente
come una
chela attenta
s'è
volto verso quel che
è stato
un pugno di
rivolta,
eppoi le
braccia, con meno ira,
all'aprirsi
di un cielo inabissato.
Ho capito che
qualcuno
me lo aveva
inventato con cura
il mostro, e
aveva fatto in modo
che ne avessi
paura, e sentissi
l'aspro
dovere di combatterlo,
eppoi tornare
bagnato
stanche le
insegne
con tracce
del suo sangue
o del mio …
***
Di tornare all'infanzia
o prima
ancora, nel buio
dell'ovale
onnipotente,
ebbi certezza
un'alba
trovandomi
rannicchiato nel letto.
Per via del
freddo certo
ma forse
anche fu il sogno
d'aver
navigato all'indietro
nei canneti
metallici
nelle sale
corrose dal sangue
tetro
nei
laboratori adatti all'inservibile.
Ancora
indietro verso il germinale,
oltre l'Edipo
ignoto,
per ritroso
difficile, irreale,
per le ruote
celesti e le Meteore,
fra i mattoni
rossastri e dentro
il fresco
verde
sambuco, dove nessuno m'avrebbe
mai trovato.
E mentre
diminuiva tutto il rumore
intorno
ridivenivo
feto e nulla nell'oscuro
ventre
salvo un
cauto pulsare.
Fu
così che sognai il
gran ritorno
nel letto
freddo, in solitudine,
pronto
per nuovo
nascere;
ed era il
primo avviso della
morte.
***
Torna la danza di ammalate ore
creduta giusta punizione:
ricordo adesso d'esser stato
malato
e il morbo ebbe buon giuoco e
suggeriva
perfidamente di ingannare il
tempo,
di scrivere un poemetto marino
poi cancellare le onde
tramutare in amnios il liquido
incostante
e riannodare i ricordi spianati,
ripensando che il tempo è
sorte,
fortuita serie distrattamente
regalata
da un dio bardato in rosso.
Steso sul letto dove compagna
inferma
dorme una solitudine
la mente mi si illude
di vincere la morte
di sottrarsi all'effetto virale
dei minuti che passano
e mal guadagna tempo
dopo averlo ingannato filosofando
sull'infinito ed altre
pericolose trappole.
2.
Bestialis sapientia
Salamandra
Assaggiare d'inferno
traversi
sogno e fuoco
carezza ai
languidi poteri delle
fiamme.
Salamandra o sussulto,
incubo,
monile nero;
cosa viva al
centro tremolante
delle braci.
Di salamandra parlano
antiche
favole e il profeta
del fuoco
dove camminare senza
danno.
Con simile sapienza imperturbabile,
fonte che
sorge dagli antichi
testi
mi bagno io
che sulla
pelle porto gravi segni
dei fuochi
che volli traversare.
Ora nei
parchi ombrosi
quieto vado
pensando
alla
salamandra:
l'essere
invitto che non sarà
mai cenere.
Codirosso
Dall'alto
poter vedere
la città:
nicchie,
fessure,
buchi e
abbracci d'ombra,
tutto
con
l'occhio
intelligente
del codirosso!
Scoprire il cibo – necessaria
briciola –
fra i
vorticosi ammassi
dei rifiuti
urbani,
e così vivere
perfezione
evangelica,
come uccello
dell'aria!
3. Cinque haïku
per Genova
Genova
vai
gonfiando vele e
cuori –
grigio di ardesie
Genova
sai
d’antichi marmi e
rose -
cose perdute
Genova
sale
dispiega asimmetrie
divide luci
Genova
scale
vasca d’amori e
nubi -
scivola l’ombra
Genova noi:
è
vano il rifiorire
delle mimose
****
4. Coniugazioni
’L coniugarsi a formular concetto
dell’avvenir ch’è stato
Scampa
è no da ’l groviglio del pattume…
CARMELO BENE (da “ ′ l
mal de’
fiori” )
collabor
bor-gata S.
Martino
dove nacquero
i primi
lapsus gli
amori
e la raccolta di
bossoli d’ottone
disseminati per la
re
cente guerra – Mai
pre
monizioni d’uno
svenire crollo
invece
fu Kollapieren
d’un giovane
tedesco
prigioniero caduto
a terra
non io insomma
non quella volta in
quel ghiacciare
che traversai
bambino
sdrucciolando
soltanto do
po anni e anni do
mandando sforzi al
poco cuore
rima
stomi – Lei tu
vede su ’l nulla
che trattengo
l’affanno
a far le scale e
male
traballando re
star
ritto
misereor –
Passando sempre
lungo il lato
piovoso della via
altrove
senza compatire
… Soltanto
ipse sui miseret
volta tutta la
mente
al proprio pianto –
A la passione
calcolata sul sé
sul proprio cell
ulare
ma
no a ma
no
che il display
suggerisce vit
torie molto finte
on the rainy side of the street
e mai raggiante
vera risposta
parzialmente cifrata …
E allora tu bella
di
mmi o lei come
poter compiangere
se solo è
biancheggiare?
quale mai
pi
età
pianto
su altare ardente
che paia pia di più
una fiammella
identica alle
altre?
senesco –
In dieci e dieci
poi
altri dieci anni
noi qui io
mai mi fu porto ’l
naturale specchio
sicché ora da
vecchio
altro non vedo
che la mia
senescenza senza
qualcosa oltre il
vetro o la strada –
Vadano
dunque i giorni e
torni ogni mattina
non un verde di
foglie né poi tu o lei
in qualche modo
come di frodo
moglie mai
pre-murosa … Pre
ghiera che ciò
accada a quale dio? –
Ignorando le fughe
nell’azzurro ma non
le rughe
che l’impietoso
riflesso mi rin
via … Viatico dolce
sarebbe il viale
delle acacie
mozzate? oh fu
a S. Martino sì nel
quarantuno
pensa e nessuno e
tu no no ora
non vuoi ricordare
assieme ad uno
che c’era in quel
tempo … Sai
fecero tutto la
notte avanti
e sette alberi
l’ombra e il profumo
e le api ronzanti
più nulla il giorno
dopo –
Et fama senescere et viribus
oh sì
difatti sono molto
stanco
e già da tanto
tempo
nessuno
mi
ri-cor
da
elicio – Ex
eo verbum elicere
non possum …
Rex ferarum
regale solo in muta
sua pigrizia
il leone
elicit praedam in
silvas ma
tu ta
ci da te non traggo
verbo
breve o malconnesso
sai
tu che m’accon
tenterei …
Elicere praemiis ad
subeunda pericula
oh
mai un po-dio
conquistato
sangui e sudori
spesi
quis elicere causas
potest tu lei o
anguicrinita dea?
o vista d’occhi
intensa? …
Mi dici
“stiracchiamo
questo giorno”
no no
amor mio
se mai tu fossi qui
mi
scorderemo
lei tu di quando
arcana
terribilmente
terreo lo sguardo
azzurro
m’apparì
Me
du
sa
evanesco –
Evanuit
ex oculis
in auras
oh non nel vento
tu lei
o altri spariste ma
per ben più di cento
e cento volte tolte
forzesorriso mai
viste e
rivedervi fantasmi
tu
o lei chissà –
Ardor animi evanuit
brucia me
no la fiamma eppoi
evanuerunt eius
opera
dato che voi al
fato deste
più d’una mano …
Voi
gl’indifferenti e
noi fumo
sui tetti ad
inventar ver
si che render
si potesse più rosa
il cielo
la rima con amore
e ’l color
della labbra …
Perdersi e di
leguare ne’
l’oceani
in bicchiere
non vere insomma le
tempeste
o le feste de’
corpi pall
ori così poco
preziosi
da parer pietre o
marmi morti –
Verum haec iam inter
ipsas inetias evanuerunt ter
minando così co
me
soffiata via
vita e poesia
impendeo – Mon
te magari rupe
ma non io so
vrastante oh no mai
davvero
o forse uso a cupe
malaugurate
sottigliezze
suggerite da sfibramenti
al cuore
ore dunque tra
scorse in fissità
di serpe
di per sé non
violenta
ma venefica …
Omnia in me
pericula impendent
ecco piuttosto
questo tu lei da
capire
che non pochi
notturni
fra rami e rami
come messi apposta
appostati
i grandi occhi
gialli
ut gladius
cervicibus impenderet –
E da
chi poi
guardarsi
chi può
dirlo se
chi no
traversi il
chi asma
affanno o
croce chi
tu
lei
chi-ama a gran
voce? –
Se mai sospese
nuvole
oc-chi sul capo
mi volassero non so
non so
man-dar segn
ali
sequor –
Officium
sequi oh sarebbe
stato fatto
do-vero-sa-mente
se qui fosse
possibile
sutura fra
brandelli
fantoccio ricucito
…
Nec sequitur ut tu
lei
che non tutto
consegua
lo sapevo specchio
di danze luna
nell’acqua
moon water e gonfi
veli
nudo il seno
e musiche ruggenti
appena …
Si quod memores
factum fortuna sequatur
oh mai mai l’ur
genza mia fu fatto
adatto alla fortuna
forse una volta
ma non me n’
accorsi –
Verba sequi in-te-rpretando
due
o più sensi fra
l’erba o densi
tà di tracce …
Eius vestigia
sequor cuor
di leone no
né mantello di
tigre
piuttosto
pigre scommesse
perse già in
partenza – Gloria
virtutem tamquam
umbra sequitur ?
no sai
basta guardarsi
attorno i baldi
crocifissi giorno
dopo giorno
oppure
i messi a morte
senza lacrime
o seguito
5. Candeo
Summo candet in
igne cinis
sai volendo
potremmo ad-esso
dire de’
biancori
rimasta un
po’ di
voglia pallida …
Ingenuo
certo al
finis
quasi
genuflesso
dagli anni
domo –
Nel modo
suo consueto
Saturno
m’apre un
sudario
come
a mostrar
sucido
smacco
bianco
però per
addolcir
l’idea di
morte –
Ma buona
sorte fia
quel bel distacco
non capire
insomma
via
necessaria
belle indifference
anse del
vivere
mancando le
occasioni
in disparte
tenuto
a cura
di candide
ali
custode
angelo mio
e quali
quiete
follie dolce
baratto io
con
l’avventure …
Ora che ’ l
foco è
quasi spento
mi gioco
molto nel
poco e tento
magre
sfortune alla
roulette
let me go
mi si lasci
watashi ubu
desu
svengo
sbiancando
res
nullius
t’appartengo sì
a te lei
quelli che
vorranno
ma senza
far-mi
vero
ma-le al
me
no
sp-ero