Senecio
     SENECIO

Direttore
Emilio Piccolo


Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno, Dialettica dell'illuminismo

Rivisitazioni, traduzioni, manipolazioni



Redazione
Sergio Audano, Gianni Caccia, Maria Grazia Caenaro
Claudio Cazzola, Lorenzo Fort, Letizia Lanza


Giorgio Gazzolo
Scheda biobibliografica

1. La nave
2. Bestialis sapientia
3. Cinque  haïku  per Genova
4. Coniugazioni
5. Candeo

 

1. La nave

L'isola dunque
nel nome di un ritorno
al retrocedere nel molle buio
da una eternità di poco prossima
all'infinito remoto, ricco
di felci, palme e paure.
Storie di convivenze con felini
d'ammaestramento di feroci rettili,
favole d'accesso verso ardenti pertugi:
eccola l'isola conquistata,
granito fantasioso
morbido all'occorrenza,
aperto verso il mare
verso le solitudini del pacato orizzonte.
Questo il volere innanzi; fermo e lontano
il senso del ritorno.
Tenevo sempre in mano
un sottile filo cruciale,
zitto e sibilante …

Le sponde interne quiete per l'intrico
dei canali dove i maestrali si frantumano:
una capanna di fortuna, di canne, ruvida
e piena di vento fra le fessure,
flauto che stride
allarmante cicala
riparo dalle iene, dai bastardi ringhiosi,
ma forse insufficiente contro
un Minotauro, di non grande prestigio
a dire il vero.
Una pietra dove graffiare in pochi segni
l'incontro del reale con l'immaginario;
accettare l'incerto come formula,
l'emergere di un sasso
o il fiorire affimero di un cactus …
Capire che l'esser solo
rende l'eroe più vulnerabile
all'assalto d'invincibili
minuti nemici, quali il ricordo
il rimpianto e il senso della morte,
meditazione perlopiù notturna
un ricercare senza speranze mitologiche.

***

Addio all'isola dove non serve
che le caverne parlino, che l'incenso
salga a spirali, che si sollevi
fra le ombre notturne
la groppa scura e stanca di un fantasma.
L'ingorgo del vento suggerirà altri timori
e l'onda cava pensieri sulla morte:
s'è interrotto il passato
s'è sfatto il filo
e impercettibilmente
come una chela attenta
s'è volto verso quel che è stato
un pugno di rivolta,
eppoi le braccia, con meno ira,
all'aprirsi di un cielo inabissato.
Ho capito che qualcuno
me lo aveva inventato con cura
il mostro, e aveva fatto in modo
che ne avessi paura, e sentissi
l'aspro dovere di combatterlo,
eppoi tornare bagnato
stanche le insegne
con tracce del suo sangue
o del mio …

***

Di tornare all'infanzia
o prima ancora, nel buio
dell'ovale onnipotente,
ebbi certezza un'alba
trovandomi rannicchiato nel letto.
Per via del freddo certo
ma forse anche fu il sogno
d'aver navigato all'indietro
nei canneti metallici
nelle sale corrose dal sangue tetro
nei laboratori adatti all'inservibile.
Ancora indietro verso il germinale,
oltre l'Edipo ignoto,
per ritroso difficile, irreale,
per le ruote celesti e le Meteore,
fra i mattoni rossastri e dentro il fresco
verde sambuco, dove nessuno m'avrebbe mai trovato.
E mentre diminuiva tutto il rumore intorno
ridivenivo feto e nulla nell'oscuro ventre
salvo un cauto pulsare.
Fu così che sognai il gran ritorno
nel letto freddo, in solitudine, pronto
per nuovo nascere;
ed era il primo avviso della morte.

***

Torna la danza di ammalate ore
creduta giusta punizione:
ricordo adesso d'esser stato malato
e il morbo ebbe buon giuoco e suggeriva
perfidamente di ingannare il tempo,
di scrivere un poemetto marino
poi cancellare le onde
tramutare in amnios il liquido incostante
e riannodare i ricordi spianati,
ripensando che il tempo è sorte,
fortuita serie distrattamente regalata
da un dio bardato in rosso.
Steso sul letto dove compagna inferma
dorme una solitudine
la mente mi si illude
di vincere la morte
di sottrarsi all'effetto virale
dei minuti che passano
e mal guadagna tempo
dopo averlo ingannato filosofando
sull'infinito ed altre
pericolose trappole.
 
 

2. Bestialis sapientia
  

Salamandra

Assaggiare d'inferno
traversi sogno e fuoco
carezza ai languidi poteri delle fiamme.

Salamandra o sussulto,
incubo, monile nero;
cosa viva al centro tremolante delle braci.

Di salamandra parlano
antiche favole e il profeta
del fuoco dove camminare senza danno.

Con simile sapienza imperturbabile,
fonte che sorge dagli antichi testi
mi bagno io
che sulla pelle porto gravi segni
dei fuochi che volli traversare.
Ora nei parchi ombrosi
quieto vado pensando
alla salamandra:
l'essere invitto che non sarà mai cenere.
 

Codirosso

Dall'alto
poter vedere la città:
nicchie, fessure,
buchi e abbracci d'ombra,
tutto
con l'occhio 
intelligente del codirosso!

Scoprire il cibo – necessaria briciola –
fra i vorticosi ammassi
dei rifiuti urbani,

e così vivere
perfezione evangelica,
come uccello dell'aria!

3. Cinque  haïku  per Genova

Genova vai
gonfiando vele e cuori –
grigio di ardesie

Genova sai
d’antichi marmi e rose -
cose perdute

Genova sale
dispiega asimmetrie
divide luci

Genova scale
vasca d’amori e nubi -
scivola l’ombra

Genova noi:
è vano il rifiorire
delle mimose
****


4. Coniugazioni

 ’L coniugarsi a formular concetto
dell’avvenir ch’è stato
Scampa è no da ’l groviglio del pattume…

CARMELO BENE  (da “ ′ l mal de’ fiori” )


collabor
bor-gata S. Martino dove nacquero
i primi lapsus gli amori
e la raccolta di bossoli d’ottone
disseminati per la re
cente guerra – Mai pre
monizioni d’uno
svenire crollo invece
fu Kollapieren
d’un giovane tedesco
prigioniero caduto a terra
non io insomma
non quella volta in quel ghiacciare
che traversai bambino
sdrucciolando soltanto do
po anni e anni do
mandando sforzi al
poco cuore
rima
stomi – Lei tu
vede su ’l nulla che trattengo
l’affanno
a far le scale e male
traballando re
star
ritto
 

misereor –
Passando sempre
lungo il lato piovoso della via
altrove
senza compatire …  Soltanto
ipse sui miseret
volta tutta la mente
al proprio pianto –
A la passione calcolata sul sé
sul proprio cell
ulare
ma
no a ma
no
che il display suggerisce vit
torie molto finte
on the rainy side of the street
e mai raggiante
vera risposta parzialmente cifrata …
E allora tu bella di
mmi o lei come
poter compiangere
se solo è biancheggiare?
quale mai
pi
età
pianto
su altare ardente
che paia pia di più
una fiammella
identica alle altre?
 

senesco –
In dieci e dieci poi
altri dieci anni noi qui io
mai mi fu porto ’l naturale specchio
sicché ora da vecchio
altro non vedo
che la mia senescenza senza
qualcosa oltre il vetro o la strada –
Vadano
dunque i giorni e torni ogni mattina
non un verde di foglie né poi tu o lei
in qualche modo come di frodo
moglie mai pre-murosa … Pre
ghiera che ciò accada a quale dio? –
Ignorando le fughe
nell’azzurro ma non le rughe
che l’impietoso riflesso mi rin
via … Viatico dolce sarebbe il viale
delle acacie mozzate? oh fu
a S. Martino sì nel quarantuno
pensa e nessuno e tu no no ora
non vuoi ricordare assieme ad uno
che c’era in quel tempo …  Sai
fecero tutto la notte avanti
e sette alberi l’ombra e il profumo
e le api ronzanti
più nulla il giorno dopo –
Et fama senescere et viribus
oh sì
difatti sono molto stanco
e già da tanto tempo
nessuno
mi
ri-cor
da
 

elicio – Ex
eo verbum elicere non possum …
Rex ferarum
regale solo in muta sua pigrizia
il leone
elicit praedam in silvas ma
tu ta
ci da te non traggo verbo
breve o malconnesso sai
tu che m’accon
tenterei …
Elicere praemiis ad subeunda pericula
oh
mai un po-dio conquistato
sangui e sudori spesi
quis elicere causas potest tu lei o
anguicrinita dea?
o vista d’occhi intensa? …
Mi dici
“stiracchiamo questo giorno”
no no
amor mio
se mai tu fossi qui
mi
scorderemo
lei tu di quando arcana
terribilmente
terreo lo sguardo azzurro
m’apparì
Me
du
sa
 

evanesco –

Evanuit ex oculis in auras
oh non nel vento
tu lei
o altri spariste ma per ben più di cento
e cento volte tolte
forzesorriso mai viste e
rivedervi fantasmi tu
o lei chissà –
Ardor animi evanuit
brucia me
no la fiamma eppoi
evanuerunt eius opera
dato che voi al fato deste
più d’una mano … Voi
gl’indifferenti e noi fumo
sui tetti ad inventar ver
si che render
si potesse più rosa il cielo
la rima con amore
e  ’l  color della labbra …
Perdersi e di
leguare ne’ l’oceani
in bicchiere
non vere insomma le tempeste
o le feste de’ corpi pall
ori così poco preziosi
da parer pietre o marmi morti –
Verum haec iam inter
ipsas inetias evanuerunt ter
minando così co
me
soffiata via
vita e poesia
 

impendeo – Mon
te magari rupe
ma non io so
vrastante oh no mai davvero
o forse uso a cupe
malaugurate sottigliezze
suggerite da sfibramenti al cuore
ore dunque tra
scorse in fissità di serpe
di per sé non violenta
ma venefica …
Omnia in me pericula impendent
ecco piuttosto
questo tu lei da capire
che non pochi notturni
fra rami e rami
come messi apposta appostati
i grandi occhi gialli
ut gladius cervicibus impenderet –
E da                    chi     poi
guardarsi            chi     può
dirlo se               chi     no
traversi il            chi     asma
affanno o croce  chi
tu
lei
chi-ama a gran voce? 
Se mai sospese nuvole
oc-chi sul capo
mi volassero non so
non so
man-dar segn
ali
        

sequor – Officium
sequi oh sarebbe stato fatto
do-vero-sa-mente
se qui fosse possibile
sutura fra brandelli
fantoccio ricucito …
Nec sequitur ut tu lei
che non tutto consegua
lo sapevo specchio
di danze luna nell’acqua
moon water e gonfi veli
nudo il seno
e musiche ruggenti appena …
Si quod memores factum fortuna sequatur
oh mai mai l’ur
genza mia fu fatto
adatto alla fortuna
forse una volta
ma non me n’ accorsi –
Verba sequi in-te-rpretando due
o più sensi fra l’erba o densi
tà di tracce …
Eius vestigia sequor cuor
di leone no
né mantello di tigre
piuttosto pigre  scommesse
perse già in partenza – Gloria
virtutem tamquam umbra sequitur ?
no sai
basta guardarsi attorno i baldi
crocifissi giorno dopo giorno
oppure
i messi a morte
senza lacrime
o seguito

5. Candeo

Summo candet in igne cinis
sai volendo potremmo ad-esso
dire de’ biancori
rimasta un po’ di voglia pallida …
Ingenuo certo al finis
quasi genuflesso dagli anni
domo –  Nel modo
suo consueto Saturno
m’apre un sudario come
a mostrar sucido smacco
bianco però per
addolcir l’idea di morte –
Ma buona sorte fia quel bel distacco
non capire insomma
via necessaria belle indifference
anse del vivere
mancando le occasioni
in disparte tenuto a cura
di candide ali
custode angelo mio e quali
quiete follie dolce baratto io
con l’avventure …
Ora che ’ l foco è quasi spento
mi gioco molto nel poco e tento
magre sfortune alla roulette
let me go
mi si lasci
watashi ubu desu
svengo sbiancando res
nullius t’appartengo sì
a te lei quelli che vorranno
ma senza far-mi
vero
ma-le al
me
no
sp-ero


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