Senecio
 SENECIO

Fondatore
Emilio Piccolo

Direttore
Andrea Piccolo e Lorenzo Fort



Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno, Dialettica dell'illuminismo

Rivisitazioni, traduzioni, manipolazioni



Redazione
Sergio Audano, Gianni Caccia, Maria Grazia Caenaro
Claudio Cazzola, Lorenzo Fort, Letizia Lanza

Donatella Bisutti
Scheda biobibliografica




Eros e Persefone

 
 
L’Innamorato
(su una carta dei Tarocchi)
 
Ahi amante ignaro
innamorato di te stesso
incerto
sulla via da seguire
non voltarti indietro
mai,
come Orfeo
non esitare
o sotto i colpi del destino
perderai l'anima tua,
la tua Euridice.
 
 
Incontro a  Filippi
 
Ma quando stesi la mano
per toccare il tuo corpo sconosciuto
sorsero città dalle rovine
avvolte in lenzuoli funebri
 
E andammo
verso l'ombra di Eros
che ridendo
già dileguava.
 
Persefone
 
Mi conoscevi già.
                            Io sono quella
che già una volta ti ha amato
quella che tu hai rifiutato dicendo
mentre mi stringevi fino a soffocarmi:
in verità io non ti amo
questo non è amore ma un'illusione
che non riguarda la mia vita
dicendo mentre la tua saliva mi addolciva il seno
mentre allattavo la tua bocca al mio seno
 
Mi conoscevi già.
                            Io ritorno
nella luce azzurra che ti ferisce
gli occhi.
Porti gli occhiali scuri, adesso
mentre io mi tuffo fra le onde verdi
e tu ti tieni lontano dal mare
vestito di un abito di lino blu –
 
Mi conoscevi già.
                            E subito mi hai
riconosciuto dietro il mio
travestimento
 
Ti conoscevo già.
Mi hai spogliato con dita esperte
della buccia di morbida peluria, subito segnata
dalla pressione calda del tuo polpastrello
per poi posarmi dopo un morso
accendere una sigaretta, spegnerla nel piatto
fra i residui del cibo
voltarti e allontanarti con il passo
leggero dei fantasmi.
 
Eros
       
Pauroso, che ti nascondi in grembo ad una vecchia
e preferisci i libri al libro inesauribile del corpo,
allo sfogliare gli strati della pelle
fino alla nudità paonazza di Eros, lo scorticato.
 
Avevo un cappello di pelo di lupo
e nei tuoi occhi la luce era un riso
che non cessa di gorgogliare in gola.
 
Da allora molte volte mi è parso di vedere assai più chiaro
ma più spesso sono stata un cieco abbandonato
in uno spiazzo vuoto.
 

da Donatella Bisutti, Rosa alchemica, Crocetti, Milano 2011.

 

Cibele

Guardala – è l’agnella
che pascola sui monti di Frigia.

No – non è l’agnella, è la lupa
la lupa che ha divorato l’agnella
 rapita al  pastore.

Guardala, ti dico: è la dea
la dea degli antichi labirinti
è Artemide sontuosa vergine feroce.

No – è la lupa dei boschi oscuri.
Sa di selvatico.

Guardala –  è Giovanni,
Giovanni  che battezza nel Giordano.

No –  è il corteo di  Cibele,
la danza dei coribanti.

Ma guarda i suoi occhi
sono occhi che sanno.

No, guarda le sue mani
sono mani di bambina

Guardala:  è l’innocenza dei boschi.
Il buco nero del tempo.

No – lei non conosce il tempo,
è la dea dagli zoccoli.

Che cosa vede? che cosa pensa?

Guarda all’indietro, guarda agli inizi.

No – guarda al futuro, è la Pizia ...
Guarda alla fine, è la pitonessa.

Che non si accorga di noi
che si creda sola
Fuggirebbe a balzi
su per la montagna.

No, piangerebbe
perché è solo una bambina
che sogna  Pan.
L’hanno mascherata così.
Ma guarda, guarda le mani.

 

Sì, le guardo: sono già mani di donna
che laverà panni e stoviglie,
stringerà una vanga,
alleverà figli.
Dimenticherà.

Tu credi?

 

da D. Bisutti, Rosa alchemica, Crocetti, Milano 2011.

Gli Ulissidi

Alla spiaggia di uno stesso sogno
sospinti da un’ondata 
nei gorghi il capo e le braccia
e gli sguardi insondabili dei pesci
labbra e lingue fiorite d’alghe
nella striscia in cui le onde si rivolgono
animali immemori della loro natura
usando le gambe come code.

Con le dita immerse nella seta
dorata della sabbia, la pelle dei fiori
ci levammo asciutti di vento tepido, le gole inumidite
dalle noci di cocco
e finalmente camminammo uomini eretti
bellicosi sazi per sterminare
incorporare vincere
assoggettare schiavi spezzare lusinghe.

A un abisso di disperazione
ci spingeva la necessità di distruggere.
Distruggere e abbandonare e continuare la strada
con il pretesto di voler tornare
guai ad Orfeo che si attardava voltandosi indietro
Omero cieco e separato dagli altri.
Uno fra i tanti mi insegnò
a tagliare con coltello nitido
la carne vicino all’osso.

Valendoci di molti abili inganni per giustificare la fame
vera inquieta che ci spingeva

a perdere ogni volta tutto.

 


Suggestioni mitiche

 
 
Pan
 
Terreno aperto da zoccoli
spaccato alla radice
fessura e spaccatura.
Con te ho percorso pianure
deserti e pascoli
cavallo e cavaliere.
Era il tempo sacro notturno
il tempo del capro
dell'offerta di me da me compiuta.
 
 
Mito
 
Del fluire ti rimane
solo qualche scenario senza io
sguardo in cui il mondo è penetrato
intero da uno squarcio ti ha abitato.
 
 
Cecità
 
Dalla sommità del cielo la luce
invade il mondo.
Il cane di Ulisse
accecato dal bianco.


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