Senecio
     SENECIO
Fondatore
Emilio Piccolo

Direttore
Andrea Piccolo e Lorenzo Fort



Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno, Dialettica dell'illuminismo

Rivisitazioni, traduzioni, manipolazioni



Redazione
Sergio Audano, Gianni Caccia, Maria Grazia Caenaro
Claudio Cazzola, Lorenzo Fort, Letizia Lanza

Adele Desideri
Scheda biobibliografica

Monastero di Sanahin*

(Armenia Settentrionale)

La luce sferzante
filtra dal muro
i millenni.

Cristo attraversa,
lo Spirito inebria,
il Padre accoglie.

Nel perdono
mortifico i sensi
e quiete mi inonda
come bonaccia
dopo tempesta.


 

*Cfr. A. Desideri, Il pudore dei gelsomini. Prefazione di T. Kemeny, Raffaelli Editore, Rimini 2010.

31 agosto, Milano*

Gn 1-3

Quando il cielo, la luce
le acque, la terra, l’uomo e la donna
furono creati, si impose una voce,
una parola. Tra i fiumi dell’Eden
ogni creatura era perfetta.

Ma venne il tempo della corruzione,
delle doglie, dei fratricidi.

E – dopo millenni – la salvezza
appesa a dura Croce,
mentre l’universo tremava
di paura e sconcerto.


***


Ora tu temi il verbo che esaspera e incanta.
Fuggi da questo paradiso di suoni, fiato, amnesie.

Non rischiare. Cuci la bocca,
sali sul furgone e scappa via.

Se ti fermassi, potrei raccontarti
le miserie, i riscatti.

O magari inventerei per te una fiaba:
pelle d’asino, un principe dai capelli bruniti.
Il suo destino è nascosto nel feriale cammino:
la fatica della confessione – senza fumo, né vino.
Una mano sul tuo viso – io e te,
gli altri che poi spariscono di scena
quando li esautoriamo – la sveglia al mattino.
Tutto quello che vuoi
– te stesso – ritornato capriccioso bambino.

 


 

*Cfr. A. Desideri, Stelle a Merzò (2009). Postfazione di P. Lagazzi. Nota critica di T. Kemeny, Moretti & Vitali Editori, Bergamo 2013, pp. 47-48.

 

 

Nunc et usque in aeternum*

Signore,
abbi pietà delle paure,
dei sogni nefasti,
dei giorni contromano.

Cospargi, con la tua misericordia,
la memoria claudicante,
quel frizzare della mente
nelle ore stanche,
e le gambe – alla Nona –
quando lente, come sulla Luna,
incedono.

Inonda di azzurrina luce
la fede dei giorni oscuri
– l’uno appeso all’altro –
segnati dai volti dei trapassati:
il babbo, uomo primo e unico;
il giovane prete
– fedele custode d’ogni tremore –
che la montagna ha rovinato in pezzi;
la putativa madre, solo femmineo
dell’infanzia affetto.

Infondi saggezza al doppio sposo,
ai figli arroccati nel disadorno futuro,
nel segmentato presente:
calpestano l’ombra
– e la scambiano per un’armatura
non ancora deposta.

Infine, Signore,
sfiorami,
accendimi,
fammi levitare.

Sia cenere il corpo, e l’anima sia
– nunc et usque in aeternum –
tra le tue congiunte mani,

appena in un sorriso – dischiusa.


 

*Cfr. “Xenia” Anno VII, n. 4, dicembre 2022. (ndr)

 

 


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