Da mitiche distanze*
XII
Confidiamo nel tempo:
pensi d’ingentilirlo
con la cetra d’Orfeo, d’ammansirlo.
Sulle tue labbra un nome
tremulo, stropicciato:
un vecchio abbecedario del passato.
E dagli occhi le chiome
d’oggi come il sorriso
ieri, nel candido fulgente viso.
XIII
Ti chiamano nel cantico
gazzella, dolce grappolo
d’uva, tu che sei lievito di luppolo
e sei casta farina
del pane quotidiano,
tu calice fedele alla mia mano
indegna, tu mattina
che alla vita conduce,
tu notte della notte, luce in luce.
*Cfr. A. Di Janni,
Quaderno di madrigali, Joker, Novi Ligure (AL) 2002.