1. Navicella oggi
Beccheggia la navicella dell’umanità,
Caronte al varco…
riottosi oboli
estorce.
Bendati remighiamo
all’approdo insicuro che ci stringe
guado ostile,
noi
specie scartata
dal tripudio glorioso di Natura
che avvolge… incanta,
senza noi matura!
Cateratte di luce,
mareggia.
Il rombo deborda.
Cavalli biancospuma
battono algosi telai
e tesse ritesse
Penelope marina,
la sposa del mistero
cui striduli chiamano
i gabbiani
dalle ali di bronzo.
Senza approdi la nave di Ulisse.
Nell’oceano infetto
colora la bonaccia
un immobile giorno
e Telemaco aspetta,
i piedi allo scoglio,
antenna d’una vela…
Terrecotte,
papiri
codici miniati…
portava l’argilla
il calco ardente
del pensiero e fuoco
era il giorno al tocco alato
di un prometeo.
Tracce friabili del passato,
morta la charis
morta la gravitas
videogames
facebook
youtube:
retine cliccano virtuali
impazziti cifrari.
Nell’etere trasvolano
omologhi globali
gli umani digitali.
Enna
Caltanissetta
bionda di grano
immensa grazia
e di poderi verdi,
pepli flottanti agli ubertosi seni
carminio veste
Cerere
ai tramonti
…e scivola la corsa
fra festoni gai
di vigne
e i pampini di Bacco,
al mare di Girgenti
scapicolla.
Rupe salmastra
d’aloe fiorita
Mozia
ha filari floridi di vite
e tofet cinerari e
una quadriga guida
un auriga di solare rito
biancofulgente
nel drappeggio antico.
Ebbro
danzava l’estasi
del dio
gli occhi
la chioma rutilante,
quando rapì
l’abisso
mutili il corpo e
il canto…