Senecio
     SENECIO

Direttore
Emilio Piccolo


Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno, Dialettica dell'illuminismo

Recensioni, note critiche, extravaganze



Redazione
Sergio Audano, Gianni Caccia, Maria Grazia Caenaro
Claudio Cazzola, Lorenzo Fort, Letizia Lanza

Quando il passato diventa presente. Ricordo di Emanuele Narducci
di Sergio Audano
Scheda biobibliografica

Emanuele Narducci, ordinario di Letteratura Latina all’Università di Firenze, è dolorosamente e improvvisamente scomparso lo scorso 17 giugno 2007.

Indubbiamente di spicco è stata la personalità di questo studioso per il quale la filologia e la vita si sono sempre dialetticamente intrecciate, accostandosi sempre allo studio dell’antico e della sua fortuna con passione autenticamente coinvolgente, inevitabilmente contagiosa per ogni interlocutore: la sua figura di studioso, dotato di una solidissima institutio acquisita dall’incontro con coloro che riteneva i suoi maestri (in primo luogo il maestro diretto all’Università fiorentina, Antonio La Penna, ma anche Sebastiano Timpanaro ed Emilio Gabba), risulta di fatto saldamente intrecciata alla sua fisionomia umana, che lo portava a ricercare sempre le cause profonde delle questioni, a sviscerare a fondo i problemi, spesso rimettendo in discussione risultati già acquisiti.

Non spetta a me definire le caratteristiche della filologia narducciana né tanto meno azzardare un profilo critico della sua vasta produzione scientifica (i suoi interessi principali vertevano intorno a Cicerone e a Lucano; a quest’ultimo aveva dedicato nel 2002 un importante lavoro presso Laterza, Lucano: un’epica contro l’impero): era fondamentale nel suo metodo di ricerca il senso storico, anzi la percezione della storia vera e propria nel suo dinamico articolarsi nella società e nelle forme intellettuali e culturali che egli sapeva cogliere in tutti i suoi aspetti, in particolare nell’analisi finissima delle modalità della comunicazione politica e dei conseguenti risvolti ideologici (e, a questo proposito, penso in particolare al volume Cicerone e l’eloquenza romana. Retorica e progetto culturale, Laterza 1997). La cultura letteraria costituiva per Narducci lo strumento principe di questa comunicazione: essendo in primo luogo lettore di finissimo gusto, evitò sempre la facile riduzione del fenomeno letterario a puro documento storico o manifesto politico, così come contrastò, spesso con notevole verve polemica, l’autoreferenzialità del sistema letterario.

Pur praticando con estrema abilità tutti gli strumenti della filologia formale, Narducci rifuggiva dalla micrologia fine a se stessa, lamentando, anzi, l’estrema frammentazione della ricerca e la sua eccessiva specializzazione; non è un caso, infatti, che anche i suoi contributi più brevi aprano sempre prospettive e spunti di riflessione di più ampia portata.

Narducci, di conseguenza, ha sempre scelto di dedicarsi a temi di ampia portata culturale, che potevano suscitare l’interesse di studiosi di discipline diverse, ma ugualmente pronti a confrontarsi senza pregiudizi intorno al medesimo argomento, ciascuno apportando il proprio contributo specifico che, grazie all’abilità di sintesi che Narducci sapeva magistralmente realizzare, finiva per armonizzarsi mirabilmente con gli altri.

Pertanto il Narducci filologo e studioso non delimitava la propria esperienza intellettuale al puro studio: una volta chiuso il libro, terminata con estremo scrupolo e attentissima lettura ogni forma di ricerca (a iniziare da quella bibliografica che lui compiva in modo sistematico e capillare), traeva subito spunto per ideare, programmare, cercare di tradurre in azione culturale quello che altrimenti rischiava di rimanere inerte materia erudita, ritenendo, invece, opportuno ridestare concretamente l’interesse vivo e vitale per gli studi di antichistica al fine di riportarli all’interno del dibattito intellettuale contemporaneo.

Non è casuale che abbia sempre insistito sul termine “antico”, distinto anche concettualmente da “classico”: Narducci, proprio in nome della sua sensibilità storica, era pienamente consapevole che il termine “classico”correva concretamente il rischio di assumere accezioni pericolosamente valutative, tali da giustificare, a causa della dimensione di “esemplarità” che si è solitamente associata a questo concetto, una presunta superiorità del mondo greco-romano e dei suoi potenziali eredi moderni (come del resto già sperimentato in epoca fascista); al contrario, il più neutro “antico” evitava a priori l’unilateralità di una visione puramente positiva, se non addirittura encomiastica, della fortuna della civiltà greco-latina nelle diverse espressioni intellettuali della cultura moderna. Narducci era sempre più convinto del rischio ideologico sotteso a una rivalutazione acritica delle presunte “radici classiche” della cultura occidentale, di cui, al contrario, riteneva opportuno mettere in luce anche gli aspetti più contraddittori o ambigui, se non addirittura consapevolmente mistificati.

Da questi pochi riferimenti emerge, quindi, il profilo di uno studioso capace di una visione organica e originale della cultura latina, ma anche generosamente impegnato ad offrire ampia divulgazione dei risultati della ricerca scientifica attraverso strumenti che potessero raggiungere un più ampio pubblico, a iniziare dai docenti della scuola secondaria: su questo punto Narducci, sull’esempio del suo maestro La Penna, ha sempre seguito con attenzione, il più delle volte con preoccupazione, i mutamenti che hanno attraversato nell’ultimo ventennio la scuola e l’università. Se da un lato, in coerenza col suo atteggiamento culturale, era fortemente contrario a un ritorno indiscriminato del latino in ogni ordine di studi (una posizione in cui ravvisava esclusivamente irreale fanatismo), dall’altro Narducci guardava con preoccupazione al costante depauperamento dei contenuti disciplinari, allo svilimento del ruolo dei docenti, troppo spesso assorbiti da inutile burocrazia e vilipesi da stipendi indegni di un paese civile, all’ingresso del “mercato”, e quindi delle logiche produttive ed economiche, nelle istituzioni scolastiche e culturali, col pesantissimo rischio di intervento sui processi formativi e sulla loro libertà e autonomia.

Nel tentativo di arginare questa pericolosa deriva, di cui già alla fine degli anni Ottanta avvertiva i primi sintomi, Narducci si impegnò in prima persona, sempre in nome di quella sua fede laica verso lo studio e la promozione culturale, in numerose imprese; particolarmente intensa, fin proprio dagli anni Ottanta, è la sua collaborazione con la collana BUR della Rizzoli, dove presenta numerosi testi soprattutto ciceroniani: Narducci arricchì queste edizioni con robuste introduzioni, fortemente innovative, che spesso mettono in seria discussione risultati da tempo considerati acquisiti. Tra i tanti esempi possibili penso a Eloquenza, retorica, filosofia nel De oratore (premessa a Cicerone, Dell’oratore, Rizzoli 1994, pp. 5-110), con cui Narducci, ripercorrendo i presupposti filosofici dell’eloquenza ciceroniana e analizzandone il rapporto con la prassi retorica, mette in luce gli aspetti di contraddizione che sono propri della pratica dell’avvocatura, in particolare il relativismo che permette al patronus, pur fornito di ottime competenze filosofiche, di distinguere nettamente tra verità e verosimiglianza, ben sapendo che quest’ultima è sempre modificabile e adattabile alle situazioni più diverse.

Negli anni Novanta la diffusione crescente degli strumenti informatici spinse Narducci, lucidamente contrario a ogni pregiudizio misoneistico, a confrontarsi anche con queste nuove metodologie comunicative: è un incontro molto felice che darà in breve dei frutti cospicui, soprattutto il Notiziario di Antichistica, il bollettino che ogni quindici giorni Narducci ha diffuso, per circa un decennio, a un bacino di utenti sempre più cospicuo (docenti universitari e liceali, cultori degli studi, semplici appassionati, spesso anche fuori Italia), contenente notizie relative agli studi di Antichistica, si trattasse di un Convegno o della pubblicazione di un libro significativo o di un progetto di alto spessore scientifico, consentendo in questo modo una più rapida e agile diffusione dei principali risultati della ricerca anche presso un pubblico più ampio.

L’ultimo decennio ha visto Narducci sempre più coinvolto all’interno di numerose iniziative, talora ideate da lui stesso o a cui ha fornito un contributo di idee decisivo per la loro realizzazione; il ruolo, oramai unanimemente riconosciuto, di interprete tra i più significativi di Cicerone gli permise di diventare responsabile scientifico, a partire dal 2000, del Symposium Ciceronianum Arpinas; sempre nel 2000, grazie all’impulso generoso del papirologo Rosario Pintaudi, nacque a Firenze l’Accademia Fiorentina di Papirologia e di Studi sul Mondo antico, di cui Narducci divenne Consigliere, subito favorendo, all’interno di questa istituzione, la nascita del seminario di Filologia e Letteratura Latina.

Gli ultimi anni vedono entrare un nuovo fronte di interesse all’interno della produzione scientifica di Narducci: si tratta della fortuna dell’Antico, che già aveva fortemente attirato la sua attenzione, ma non in maniera pienamente sistematica.

A questa ultima fase appartiene anche un libro straordinariamente innovativo, che ha riscosso vivo interesse anche presso gli italianisti, dal titolo apparentemente paradossale La gallina Cicerone. Carlo Emilio Gadda e gli scrittori antichi  (Olschki 2003), in cui l’analisi del riuso del De officiis all’interno del racconto S. Giorgio in casa Brocchi evidenzia non solo una “sfortuna” di Cicerone in un autore, che pure più volte dichiarò, e praticò sul piano letterario, il suo debito con gli scrittori antichi, ma ci permette di entrare più a fondo nell’officina gaddiana e individuarne con maggiore profondità i percorsi di accesso e studio con l’oratore romano.

Narducci, a differenza di tanti filologi, era un attentissimo osservatore della realtà contemporanea, in particolare quella politica e culturale: la lettura mattutina dei quotidiani, l’ascolto di più telegiornali nel corso della giornata, la consultazione frequente dei siti web di news di cronaca lo spingevano a formulare ampie riflessioni e considerazioni sul presente, a cogliere analogie e differenze con l’antichità, a lanciare spesso pessimistiche previsioni sul futuro.

Nello studio del Fortleben vedeva un ulteriore, concreta possibilità di rinvigorimento degli studi umanistici, di una loro definita collocazione nel dibattito culturale contemporaneo, della loro utilità per un approccio storico all’analisi della genesi di numerose problematiche del mondo politico; in questo spirito e con questi obiettivi, che escludevano ogni concessione a mode o tendenze, Narducci, grazie all’appoggio logistico e materiale offerto dalla Fondazione Mediaterraneo di Sestri Levante, e alla collaborazione di numerose istituzioni culturali (come l’Accademia Fiorentina di Papirologia, il Centro Warburg Italia, le Delegazioni AICC di Chiavari e di Firenze e altre ancora), di alcuni Dipartimenti universitari (Foggia, Pavia, Siena) e di affermate e prestigiose case editrici (Laterza, Rizzoli, Le Monnier, ETS), fondò nel 2004 il Centro di Studi sulla Fortuna dell'Antico, di cui divenne coordinatore.

Da allora, ogni anno, il Centro, nel mese di marzo, ha promosso una Giornata di Studi su temi vari, di diverse discipline, ma sempre accomunati dalla tematica della fortuna: il successo di questa formula stupì lo stesso Narducci che trovò una ragione in più per dedicarsi con accresciuto fervore a questa iniziativa, i cui risultati apparivano ogni anno, con meticolosa puntualità, in un volume di Atti da lui personalmente curati, anche nei minimi dettagli (pubblicati dall’Editore ETS di Pisa).

La morte, dolorosa e improvvisa, ha definitivamente strappato Narducci all’organizzazione della prossima Giornata, già fissata per il 7 marzo 2008, ed ha privato la sua amatissima famiglia, tutti i suoi amici, colleghi e collaboratori della sua straordinaria passione, della sua immensa dottrina, della sua intelligente capacità organizzatrice, del suo senso pieno e leale dell’amicizia.


Per contattare la
DIREZIONE


Indice
Saggi, enigmi apophoreta
L'antico on line
Classici latini e greci

Rivisitazioni manipolazionii

La fonoteca di Senecio
Schede dei collaboratori
Recensioni, note extravaganze
La biblioteca di Senecio


In collaborazione con
VICO ACITILLO- POETRY WAVE