OTTAVIO
AUGUSTO ~ SOLE E CENERI
Traduzione
in italiano di Franco SANTAMARIA
secondo
il testo francese di France FERRAN
La
vita del Principe, considerata come opera d’arte,
15 sequenze
fantastiche per dire dell’epopea augustea.
Il giovane
conquistatore, « fratello » d’Alessandro.
Il secondo
fondatore di Roma, il garante dell’Impero.
Il divino
figlio di Apollo, Gran Pontefice della religione di Stato,
che non
si è lasciato affascinare come Antonio dal miraggio
d’una
teocrazia
all’orientale.
Un dramma
: la mancanza di eredi diretti.
Fino
all’estrema
vecchiaia, la ripetizione ostinata
di ciò
che sarebbe dovuto essere un evento eccezionale : la scelta d’un figlio,
degno di
addossarsi « il più gravoso compito conosciuto del secolo
»
secondo
Tiberio, suo successore.
*****
Sole e
ceneri su questo lungo regno,
dalla
vittoria
decisiva di Azio nel 31 a.C.,
che segna
la fine dello scisma Oriente-Occidente,
al massacro
delle Legioni di Varo in Germania nel 9 d.C.
L’imperatore
conosce ben presto un’immensa popolarità,
che
farà
dimenticare il disonore della guerra civile del 43 a.C.
Si
parlerà
di propaganda abile. Perfino di astuzia.
Là
dove Cesare aveva voluto imporre delle riforme,
Augusto
agirà con prudenza e moderazione.
Il giovanotto
esile e leggermente sciancato -
di cui
parlava Cicerone con una certa sufficienza -
dai grandi
occhi profondamente incavati, dal viso pallido e delicato,
che dovette
costantemente fronteggiare una salute precaria, saprà,
con un
ultimo gesto a 77 anni, suggellare con nobiltà la sua immagine.
«
Acta est fabula », la storia è finita, concluderà
egli
come a teatro
dopo essersi
fatto truccare sul suo letto di morte.
Una storia
in cui i grandi bagliori tragici convivono con il melodramma.
Una vita
con i suoi meriti, le sue lotte, i suoi dubbi.
Ottavio
Augusto : un eroe mitico-storico ? Un Romano straordinario.
Cerchiamo
voci melodiose per dirlo, un corpo fluido per animarlo,
e, nulla
volendo dimenticare, osiamo volgere lo sguardo del Principe stesso
sul film
dei suoi giorni.
*************
Sulle
rive del Tevere, il teatro dedicato a Marcello. Sulla scena finisce di
bruciare un fuoco di cespugli, là ammucchiati a piccola piramide.
Nella
cavea, pronto a lanciarsi sulla scena, un giovane dai riccioli densi
raccolti
sulla fronte, tunica corta di soldato, corazza cesellata, il mantello
scarlatto
sulle spalle.
Il suo
pensiero s’ipnotizza su queste fiamme, ricordo d’altri roghi funebri in
cui bruciarono tanti sogni dinastici. E nelle volute d’aria calda,
passano
fantasmi che spazio-tempo abbellisce o deforma.
Figure
emblematiche...
l’amatissimo
nipote Marcello,
i Principi
della Gioventù, Caio e Lucio Cesare,
Tiberio
e Druso, spade dell’Impero...
Roma
è sempre dentro Roma,
Roma,
scenario unico.
PIANO
1. Dioscuri -
2. La profezia
(63 a.C.) - 3. Le mani mozze di Cicerone (43 a.C.) - 4. Il rapimento
della
bella Sabina (38 a.C.) – 5. Il ritorno da Azio (31 a.C. ) - 6. Cena,
il banchetto dei Dodici (31 a.C) - 7. Alessandro, il favoloso
spettacolo
(30 a.C.) - 8. Tu Marcellus eris …(23 a.C.) - 9. Alme Sol !
(17 a.C.) - 10. Druso, la spada spezzata (9 a.C.) - 11. Varo,
rendimi
le mie legioni ! (9 d.C.) - 12. Giulia, il disonore - 13. Acta
est
fabula ! (14 d.C.) – 14. L’ascensione - 15. La stella di Venere.
1.
Dioscuri
Cimbali e
tamburelli. Sorgano
dal fondo della scena, sui loro destrieri,
gli
atletici Dioscuri, protettori
dell’Urbe...
Deciso ad
offrirsi in spettacolo,
a interpretare la tragedia della sua vita, l’attore
che avanza
con determinazione
è Ottavio Augusto.
‘Per mia sola gloria, ho io amato
conquistare
popoli e territori
?
Mi si renda
semplice giustizia.
Al contrario di Antonio,
non ho mai
creduto d’essere Osiride,
pronto a
regnare sulla Valle
del Nilo,
con la sua
Iside-Cleopatra.
Sopra ogni cosa, ho mirato
al bene dello
Stato.
Altri, per
me, hanno sognato
una
vertiginosa ascesa celeste.
Apollo mi ha preso a bordo
del suo carro solare.
Agli uomini d’oggi
la decisione se io ne sia stato
degno.’
2. La profezia
(fatta,
secondo Svetonio,
a Ottavio, il padre del fanciullo predestinato.)
‘Mio figlio, un essere invincibile
che circonda
come aureola la
torcia solare,
Giove
Capitolino,
scettro e
fulmine in mano,
Questo Principe miracolosamente
sta per farsi
carne.
Renda egli i
suoi giorni
un’opera
d’arte unica !
La pace pregnante d’armonia
sia la sua visione del mondo
!’
3. Le mani
mozze di Cicerone
L’orrendo
trofeo che espone
Marc’Antonio, i cui soldati hanno ucciso l’anziano console,
il
filosofo oratore stimato
ed eminente erudito.
Gocciola
sul pavimento della
scena l’autunno rosso delle Proscrizioni.
Il sangue d’un saggio troppo fiducioso.
Saprà
metterlo
al riparo da
ogni violenza,
al riparo da
ogni punizione,
la sua
devozione alla Repubblica
?
In nome di Marte Vendicatore,
i venti anni
di Ottavio stanno
per cadere.
Sussulto di
legittimità
vitale ?
O sarà
ancora la grande
paura
delle Idi di
Marzo ?
Ormai, a passi felpati,
la Pace può incamminarsi.
4. Il rapimento
della bella Sabina
Ardore amoroso.
Due matrimoni
falliti si buttano
via
sulla spinta
d’una nuova passione:
Livia. Atto
virile, pressante.
Al nemico di ieri, Claudio Nerone,
bisogna
rapire la sposa incinta
di Druso,
il minore di
Tiberio e futuro
padre di
Germanico !
Dure, solide spade
al servizio di Roma.
Egli non li ha secreti dalla
sua linfa,
i giovani dèi guerrieri.
Ma per assicurare una dinastia
immortale,
è Livia che gli occorreva.
E fino all’inverno dei loro giorni,
essi vivranno questo amore che
niente
saprà logorare.
5. Il ritorno
da Azio
La Stella
Giulia – questo
simbolo di Giulio, cometa apparsa
durante i Giochi di luglio del 44
in memoria
di Cesare che pretendeva
di discendere dalla dea Venere
tramite
Enea e suo figlio
Iulio…
Scintillìo.
Una notte in
mare, Ottavio si
dona
alla luce del
suo destino.
Se limpida e
una è la
rotta,
tutte le
occasioni si offrono
a lui.
Azio l’ha favorito
più
del figlio del grande
Cesare.
I sogni
più smisurati
emergono dal
loro nulla.
Il giovane ambizioso, sua luce
è la Stella,
naviga verso Roma.
Viaggio nuziale
che uno straordinario mareggio
accompagna.
6. Cena,
il banchetto dei Dodici
Sacrilegio
al ritorno da Azio.
Il banchetto dei Dodici Dèi
che il
Principe presiede,
travestito da Apollo.
Abbigliati come altrettante
divinità,
s’ammolliscono
i convitati del
Principe.
Attorno ai
triclini, Roma mormora
per questa
sfida sacrilega.
A somiglianza delle divinità
che animano i
Lettisterni,
gli ospiti
diverrebbero
effigi di
pietra?
“Questo festino sontuoso,
non era per
scimmiottare
poteri
sovrannaturali,
per spogliare
dei loro scettri
la coorte
degli dèi.
Nient’altro che un gioco ardito
per
richiamare su di noi
la
benevolenza divina.
Lasciatemi un po’ di tempo
e vivremo un secolo
di ore sublimi.”
7. Alessandro,
il favoloso spettacolo
Per un
affascinante incontro
in Egitto, i segni del Tempo
sono
annullati sotto l’impulso
del Principe.
Tirare dalle sue tenebre
il corpo
leggendario d’Alessandro.
Farsi aprire
il suo sarcofago
e con le
proprie mani, coronarlo
d’oro,
a profusione,
sommergerlo di
petali.
Con gli occhi, la bocca, l’anima
sua tutta,
egli lo
venera pari ad un dio.
Pulsioni
solari, palpiti di sangue.
Il sommo eroe
di Macedonia infonde
quale lezione
d’ardore e di audacia
all’erede del
divino Cesare ?
Sprofondando nel silenzio del
sogno
davanti a
questa spoglia regale,
Ottavio vive
l'armonia suprema.
Alleato ideale che conobbe un
potere
uguale a tutti gli dei,
che il Grande Conquistatore,
dal regno delle ombre
venga a consacrare la sua avventura
romana !
8. Tu
Marcellus eris...
Virgilio,
Eneide, Canto VI
Seducente,
un’educazione da
principe. Egli sposa sua cugina Giulia, figlia d’Augusto.
Già,
alcuni incarichi
militari in Spagna. A Roma di amministratore. Edile curule,
ha
organizzato Giochi straordinari.
Virgilio
lo include nell’Eneide,
questo tempio sorto a gloria di Roma e di Augusto.
Falciato all’alba dei suoi vent’anni.
Tra le fiamme
vacillanti,
sorge il
profilo di questo destino
perduto.
Tu Marcello sarai : elogio
assai struggente !
Scoppia in
singhiozzi il Principe
e sviene la
madre Ottavia.
Ma il genio
del poeta non è
consolazione?
L’indimenticabile Marcello si
fa tigre.
La sua
grandezza eroica che,
sola,
avrà
vinto una maligna
febbre,
apre qualche
bestiario da favola.
Per l’inaugurazione del teatro,
dedicato al
nipote e genero adorato,
e per la
prima volta a Roma,
Augusto
esibisce questo grosso
gatto venuto dall’Asia.
Dal suo dolore potrà lui
forgiare
una speranza feconda ?
Deve proseguire la sua ricerca
di erede
anche se nessun seme è
uscito da lui.
9. Alme
Sol !
Il canto
secolare di Orazio.
O Sole fecondo !
Uno stuolo di
fanciulli e di
fanciulle
apre la
processione primaverile.
Fondare una dinastia.
Imporsi oltre
il pianto.
Il dramma
della posterità
che fallisce
avrà
per troppo lungo
tempo osteggiato
il suo fondo
d’ottimismo romano.
Visione grandiosa della Roma futura,
serena, salda, senza possibile
declino.
Giovinezza eterna. Almo Sole
!
10. Druso,
la spada spezzata
A Magonza,
nel campo romano
immerso nella tristezza.
Nel tormento d’un cielo plumbeo,
la
cavalcatura che s’imballa…
Nel suo
mantello scarlatto, al
limite della foresta
scossa da
furiose bufere,
agonizza
l’ardimentoso vincitore
di Germania.
Agli accenti funebri d’una spietata
tempesta,
sui bordi
della notte che a poco
a poco lo porta via,
lo chiama, lo
aspetta chi con
lui sottomise
tante
tribù, tanti paesi.
Allora si lancia al galoppo Tiberio
–
cavalcata
prodigiosa e amara,
perché
i Dioscuri siano
riuniti
presso il
fiume del campo maledetto.
Prima che lui sia spento,
prenderà
l’aspetto
di suo
fratello, uccidendo la
Morte in lui.
Ai valorosi
Neroni, gli dèi
avranno
donato questa vittoria
suprema.
Mentre la tormenta e i lupi strappano
alla foresta assai lugubri lamenti,
mentre Roma prepara un nuovo
rogo,
l’imperatore si piega sotto il
peso della sua pena…
11. Varo,
rendimi le mie legioni !
Tradito dall’incapace Legato,
Augusto che
sta invecchiando
si lamenta.
Nella Foresta
di Teutoburgo
affonda
l’onore di Roma.
Arminio, il giovane capo germano,
non ha dato
valente prova
massacrando
sei coorti,
tre squadroni
di cavalleria
e altrettante
legioni?
Il pianto dei soldati agonizzanti
rimbomba alle
tempie del Principe,
prigioniero
della sua disperazione.
Con movimento
insistente,
alle quattro
pareti della sua
stanza,
egli batte la
fronte.
Già il freddo della morte.
Capelli lunghi arruffati
e barba in segno di lutto, geme
senza fine:
“Varo, Varo, rendimi le mie
legioni !”
12. Giulia,
il disonore
L’emancipazione
femminile
divulgata da Ovidio torna a rovina familiare
con le due
Giulie, figlia
e nipote del Principe.
Quattro donne: le Sagge e le Folli.
Bianche:
Ottavia, la sorella;
Livia, la sposa.
Romane degne
dell’età
d’oro.
Nere: le
Giulie, bandite, cacciate
il più lontano possibile.
Hanno preso l’Arte d’Amare
alla lettera,
hanno creduto
che niente è
mai troppo.
Grida di
rabbia e d’impotenza
di queste donne,
troppo belle
e truccate con libertà.
Il castigo. L’esilio fino alla
morte
e la maledizione paterna.
Isolare la loro macchia.
Tra esse e Roma, tutta l’acqua
del mare.
13. Acta
est fabula !
Sordo
accompagnamento di raganelle
e tamburelli.
Augusto
non è più
nudo davanti alla storia. Tiberio,
l’ultimo dinasta adottato, generale
eccezionale,
dopo il
disastro di Varo,
ha ristabilito l’ordine in Germania.
Tutto come in Illiria e in Pannonia.
L’ultima
spada del Principato
funziona.
Alla fine dell’avventura, sorpresa
divina,
un figlio,
ancora un figlio:
Tiberio!
Il sipario
può ricadere,
un altro
proseguirà l’azione.
Truccato da ballerino,
sul suo letto
di morte, Augusto
dice :
“La storia
è finita!”
, ultime parole.
Mentre ricade
dolcemente,
un nugolo di
fanciulli,
coronati di
fiori e coperti
di tuniche
magnifiche,
stanno per
guidarlo verso gli
Altri-Luoghi.
Suo ultimo sogno, bisbigliato
a mezza voce :
non è il corteo dell’Almo
Sole
sorgente alle porte
dell’Eternità
trionfante?
Per pietà, il mondo romano
si turba,
il quale vorrebbe vivere dopo
di lui.
14 L’ascensione
Secondo
Numero Attico, pretore.
Ecco giunta l’ora della grazia,
l’Apoteosi
promessa dagli dèi.
Testimone, il
Senato unanime
ammette
la visione
prodigiosa…
Per avvolgere la figura imperiale
in solenne
elevazione, si dilata
il bagliore
del rogo funerario.
Spiccando il volo di un’ala possente,
un’aquila va a planare, grandiosa,
al di sopra del fuoco piramidale.
Al nome di Augusto, un Secolo
si battezza.
15. La stella
di Venere
Lo sguardo
del Principe, dopo
aver rivisto le ore cruciali
della sua
vita, si fa più
da vicino.
Come quelle del vecchio imperatore
molto
truccato, le sue dita si
distendono.
Il palmo
aperto abbandona il
suo simbolo.
E’ la Stella
della Famiglia Eletta
che brilla –
l’immagine di
Azio, sua prima
vittoria.
Ovunque, qui, la pietra ha custodito
il suo senno
e la sua grandezza.
Sul cammino
della gloria che
i petali
dei secoli
cospargono a decine
–
anima nuova
in un corpo antico,
Roma, sempre
fiorente,
trascorre la
sua primavera eterna.
Prima
di gettare questa storia al rogo, prima che la sommerga una tempesta di
pioggia,
i
Dioscuri, per correre al nostro incontro, saltano sui loro destrieri.
Bibliografia essenziale
Fonti moderne
Consultare,
riguardo ad Augusto,
le opere di Jean-Marie ANDRE, Professore all’Università Paris-IV:
- Il Secolo
d’Augusto, (collezione
“Lo Sguardo della storia”, PAYOT),
- Mecenate,
saggio di biografia
spirituale, (“Le Belle Lettere”, 1967),
- L’Otium nella
vita morale e
intellettuale romana, dalle origini all’epoca augustea, (PUF, 1966).
Letteratura
latina
-Vite dei Dodici
Cesari, tomo
I, SVETONIO, (Collezione delle Università dio Francia
Società
d’Edizione «
LE BELLE LETTERE »),
Eneide, Canto VI
“Tu Marcellus
eris”, VIRGILIO,
Il Canto
Secolare, ORAZIO, composto
in occasione dei Giochi Secolari (17 a.C).
(Esiste una
versione musicale
cantata di 17 strofe, dovuta al compositore francese F.A. PHILIDOR).
Odi, ORAZIO
Metamorfosi,
OVIDIO.
© Franco
Santamaria, traduzione italiana
testo originale
in ‘ENVOLS-POESIE’
http://www.envols-poesie.com/index.htm
Vero diluvio
Questa
notte hanno aperto il fuoco
tutt’insieme
i mercenari della morte
folgori
esplodenti in boati
e
venti incrocianti proiettili liquidi
di
sangue.
La
morte afferma un potere
estorto
alla legittimità delle nascite
alle
origini dei fiumi liberi.
Questa
notte Eva ho veduto – soltanto
–
pregare
su divelte radici invocare
il
suo Adamo
compresso
in colonna di ghiaccio.
E
nient’altro, se non il mio corpo
farsi
agonia
di vite gettate
in
forni di calce viva e d’acciaio
in
celle di asservite prigioni
in
campi fiammanti
di
papaveri e di rifiuti
dove
la musica è muta tra esplodenti
rumori.
E
nient’altro, se non la mia angoscia
farsi
fossile
di speranza
annegata insieme al vascello del
rinnegato Noé.
* Da F.
Santamaria, Radici Perdute. Introduzione di A.
Spagnuolo. Prefazione di A.
Rienzi, Napoli 2009, pp. 50-51.
di anime rubate ai corpi tra fogli di catrame. Il vento, il vento che spezza
una viola liturgia al suo dio ideologo.
su un tappeto che voli. È tutto ciò che rimane.
radice di solitudine dei vuoti discriminati. Dico di una storia – lunga –
impotenti.
nel ventre dei laboratori. La morte semina soltanto tracce di paradiso
o scaglie di conchiglie sulle timpe.
It's all that remains.
Crushed bundle suspended
in slanted houses and on streets shattered by desperation
of your strollers and of waiting shopkeepers