Senecio
     SENECIO

Direttore
Emilio Piccolo


Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno, Dialettica dell'illuminismo

Rivisitazioni, traduzioni, manipolazioni



Redazione
Sergio Audano, Gianni Caccia, Maria Grazia Caenaro
Claudio Cazzola, Lorenzo Fort, Letizia Lanza

Vanda Guaraglia
Scheda biobibliografica

La voce di Psiche
Tre poesie
Verba antiqua




La voce di Psiche

I.
Fiori e corone gettate ai miei piedi
preghiere che io non so cogliere
 
odio la bellezza
e non cerco ammirazione
ma un abbraccio
 
perché non osate?
ho campi di grano maturo
nel ventre distese dorate e lucenti
 
so che la notte possiede vertigini
e un sospiro tinge d’indaco gli occhi
 
bellezza è toccare le mani e il corpo dell’altro
non esiste vita ma sopravvivenza nel gelo
 
II.         
faranno di questa mia storia una favola
ma non diranno il tormento
di un cuore ingabbiato che palpitava
e forte batteva salendo alla rupe
parleranno di un funerale
non del piacere sottile che mi inchiodava
 
III.
e con Zefiro il volo
il volo fu perdersi una distanza
ero aria nell’aria un alito caldo
poi acqua in attesa
sull’erba limpida pozza
che non sapeva
 
IV.
il fulmine mi colpì
scheggiò la madreperla
tinse di porpora la notte
e il guscio che mi conteneva
 
un dolore forte dolce ma esigente
rendeva spasmodico il mio ventre
 
mulinelli nell’acqua cerchi che non capivo
e precipitando dal vortice del buio
in un nucleo incandescente
trovavo il paradiso
 
V.
non lo credevo mostro o serpente
e il dolore fu grande ma dovevo sapere
dovevo vedere le forme
che presagivo indistinte nel buio
 
mi mancano ora ali morbide
oltre il piacere quel perderci uniti
ma diversa mi avrebbe amata?
avrebbe amato un’altra Psiche?
 
VI.
avevo perso voce e speranza
procedevo curva dentro il temporale
la pioggia mi toglieva vista e respiro
volevo morire solo morire
 
ma ora dico grazie alle formiche
oltre alla torre e alla pietà di un artiglio
grazie canna che disse:
 
“non profanare l’acqua che bevo e mi nutre
 unisciti al platano e aspetta
 aspetta che il vento plachi l’ira delle bestie
 
 tu non sai quanta lana
 rimane impigliata fra i rami
 o sui tronchi contorti e rugosi del bosco”
 
VII.
sposa di amore e madre di Voluttà
sto bene qui sono una dea
e l’anima leggera nel piacere sale
ma qualcosa d’incompiuto
come un granello di sabbia in me stride
 
manca l’aver vissuto appieno quella vita
che nasce e muore nella sofferenza
zona di schiuma e attrito
dove l’onda sposta materia e ferisce
 
VIII.
e quando guardo i ragazzi
giovani vite
correre vicoli e viuzze
cercando anfratti
e nidi di lucertole sui muri
mi chiedo se l’amore sta nel divino
in questo spazio eterno
o nell’umana fatica
nell’incessante lavoro del tempo
 
nel fluire silente e perfetto del piano
o nel solco che scava
nel caglio che aggruma dolcezze di latte
 
IX.
questo a volte penso
seduta sul lembo
estremo di una nube
ma tutto dimentico
se Amore mi sorprende
e in un abbraccio d’ali
corpo e anima solleva


Tre poesie


Natale anni '60
tra stelle di carta
e fiocchi di cotone
pungeva d’azzurro
il nostro ginepro
stringeva fra i rami
profumo di neve
la forza del bosco
e i suoi segreti
 
nella grande cucina
che sapeva di muschio
un fiume di latta
scendeva dal monte
al lago incantato
del nostro presepe
 
l’uomo del gregge era felice
passava sul ponte
seguiva una stella
 
fuori nella notte
il fumo dei camini
si perdeva nelle strade
d’un paese in bianco e nero
silenzioso s’insinuava
come nostalgia
o fiamma tremolante
nell’attesa del prodigio
 
 
Natale anni 2000
lascio nell’auto il mio passato
e cerco gioia al led nei centri commerciali
tra ghiaccioli di cristallo
strisce argentate e rami bianchi di neve finta
 
un presente di luce
riempie il cuore di una bambina
vissuta in campagna negli anni sessanta
mangiando ghiaccio da vecchie gronde
o leccando le foglie gelate alla rosa
 
se ci ripenso la povertà mi graffia le ossa
e Gesù torna un bambino scalzo
che vestito di bianco calpesta la brina
 
portava zucchero e mandarini
 
Iper-natale 2011
giocano luci multicolori
si accendono e spengono
creano disegni
diventano bianche 
e fingono neve che scende dal tetto
si scioglie in ruscelli
forma cascate
 
esagerando giù nel parcheggio
ogni lampione diventa un abete
 
pannelli solari fotovoltaico
risparmio energetico
come d’incanto più non esiste
dimenticato
 
va bene il tripudio nelle ore di punta
ma a notte fonda almeno spegniamo
 
mi angoscia lo spreco la fretta il consumo
 
torno ai negozi del centro città
e faccio due passi dentro alla sciarpa
appanno gli occhiali con il mio fiato
incontro un amico
e senza la rabbia di code alla cassa
ci scambiamo gli auguri
beviamo un caffè

Verba antiqua

In balia delle Sirene

sciogli i nodi che ti legano

il cielo è indaco sul mare

bara o barca il guscio di noce
con cui bambina giocavi agli indiani

 

Edipo dolce Re

dei tuoi occhi restano fiori sul mare

orbite diafane e levigate

conchiglie bucate guardano il cielo


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