La voce di Psiche
Tre poesie
Verba antiqua
La
voce di Psiche
I.
Fiori
e corone gettate ai miei piedi
preghiere
che io non so cogliere
odio
la bellezza
e
non cerco ammirazione
ma
un abbraccio
perché
non osate?
ho
campi di grano maturo
nel
ventre distese dorate e lucenti
so
che la notte possiede vertigini
e
un sospiro tinge d’indaco gli occhi
bellezza
è toccare le mani e il corpo dell’altro
non
esiste vita ma sopravvivenza nel gelo
II.
faranno
di questa mia storia una favola
ma
non diranno il tormento
di
un cuore ingabbiato che palpitava
e
forte batteva salendo alla rupe
parleranno
di un funerale
non
del piacere sottile che mi inchiodava
III.
e
con Zefiro il volo
il
volo fu perdersi una distanza
ero
aria nell’aria un alito caldo
poi
acqua in attesa
sull’erba
limpida pozza
che
non sapeva
IV.
il
fulmine mi colpì
scheggiò
la madreperla
tinse
di porpora la notte
e
il guscio che mi conteneva
un
dolore forte dolce ma esigente
rendeva
spasmodico il mio ventre
mulinelli
nell’acqua cerchi che non capivo
e
precipitando dal vortice del buio
in
un nucleo incandescente
trovavo
il paradiso
V.
non
lo credevo mostro o serpente
e
il dolore fu grande ma dovevo sapere
dovevo
vedere le forme
che
presagivo indistinte nel buio
mi
mancano ora ali morbide
oltre
il piacere quel perderci uniti
ma
diversa mi avrebbe amata?
avrebbe
amato un’altra Psiche?
VI.
avevo
perso voce e speranza
procedevo
curva dentro il temporale
la
pioggia mi toglieva vista e respiro
volevo
morire solo morire
ma
ora dico grazie alle formiche
oltre
alla torre e alla pietà di un artiglio
grazie
canna che disse:
“non
profanare l’acqua che bevo e mi nutre
unisciti al platano e
aspetta
aspetta che il vento
plachi l’ira delle bestie
tu non sai quanta lana
rimane impigliata fra i
rami
o sui tronchi contorti e
rugosi del bosco”
VII.
sposa
di amore e madre di Voluttà
sto
bene qui sono una dea
e
l’anima leggera nel piacere sale
ma
qualcosa d’incompiuto
come
un granello di sabbia in me stride
manca
l’aver vissuto appieno quella vita
che
nasce e muore nella sofferenza
zona
di schiuma e attrito
dove
l’onda sposta materia e ferisce
VIII.
e
quando guardo i ragazzi
giovani
vite
correre
vicoli e viuzze
cercando
anfratti
e
nidi di lucertole sui muri
mi
chiedo se l’amore sta nel divino
in
questo spazio eterno
o
nell’umana fatica
nell’incessante
lavoro del tempo
nel
fluire silente e perfetto del piano
o
nel solco che scava
nel
caglio che aggruma dolcezze di latte
IX.
questo
a volte penso
seduta
sul lembo
estremo
di una nube
ma
tutto dimentico
se
Amore mi sorprende
e
in un abbraccio d’ali
corpo
e anima solleva
Tre poesie
Natale
anni
'60
tra
stelle di carta
e
fiocchi di cotone
pungeva
d’azzurro
il
nostro ginepro
stringeva
fra i rami
profumo
di neve
la
forza del bosco
e
i suoi segreti
nella
grande cucina
che
sapeva di muschio
un
fiume di latta
scendeva
dal monte
al
lago incantato
del
nostro presepe
l’uomo
del gregge era felice
passava
sul ponte
seguiva
una stella
fuori
nella notte
il
fumo dei camini
si
perdeva nelle strade
d’un
paese in bianco e nero
silenzioso
s’insinuava
come
nostalgia
o
fiamma tremolante
nell’attesa
del prodigio
Natale
anni
2000
lascio
nell’auto il mio passato
e
cerco gioia al led nei centri commerciali
tra
ghiaccioli di cristallo
strisce
argentate e rami bianchi di neve finta
un
presente di luce
riempie
il cuore di una bambina
vissuta
in campagna negli anni sessanta
mangiando
ghiaccio da vecchie gronde
o
leccando le foglie gelate alla rosa
se
ci ripenso la povertà mi graffia le ossa
e
Gesù torna un bambino scalzo
che
vestito di bianco calpesta la brina
portava
zucchero e mandarini
Iper-natale
2011
giocano
luci multicolori
si
accendono e spengono
creano
disegni
diventano
bianche
e
fingono neve che scende dal tetto
si
scioglie in ruscelli
forma
cascate
esagerando
giù nel parcheggio
ogni
lampione diventa un abete
pannelli
solari fotovoltaico
risparmio
energetico
come
d’incanto più non esiste
dimenticato
va
bene il tripudio nelle ore di punta
ma
a notte fonda almeno spegniamo
mi
angoscia lo spreco la fretta il consumo
torno
ai negozi del centro città
e
faccio due passi dentro alla sciarpa
appanno
gli occhiali con il mio fiato
incontro
un amico
e
senza la rabbia di code alla cassa
ci
scambiamo gli auguri
beviamo un caffè
Verba antiqua
In balia delle Sirene
sciogli i nodi che ti legano
il cielo è indaco sul mare
bara o barca il guscio di noce
con cui bambina giocavi agli indiani
Edipo dolce Re
dei tuoi occhi restano fiori sul mare
orbite diafane e levigate
conchiglie bucate guardano il cielo