1. Da mitiche distanze
2. L'Augure
3. Acanto
1. Da
mitiche distanze*
Il
brindisi di Cassandra
–
Si è già smorzata nel giardino
la
frenesia d’amore delle rose
rosse
di maggio: è estate.
–
Ecco, s’appressa il tuo solstizio
nero
e il presente svapora
per
te, sibilla, nel presentimento...
–
No, non intendi. Ché la fine
spalanca
non sigilla
il
senso del momento. Andiamo!
Leviamo
alti i calici di fuoco
a
onore della morte,
giacché
solo grazie alla sua ombra
è
splendida la vita.
Il
suono di dentro
“La
poesia, adesso, non si dice”:
hai
ragione. Il suono di dentro,
emesso,
si snatura, né si addice
alto
coturno, oggi, alle figure
della
mente: senza
rappresentazione
del
fondamento
il
legame (religio) che la carne
per
istinto si finge
seduce
tanto più
quanto
è menzogna
che
surroga la mancanza
della
speranza
nella reincarnazione.
*Cfr. L. De Bernart, Soliloquio.
Premessa di F. Romboli, puntoacapo
Editrice, Novi
Ligure 2011.
2. L'Augure*
E tu che fischietti una canzone
di quand’eri bambina, e guardi in su
fra una boccata e l’altra
della tua eterna sigaretta,
sai che non c’è più ragione
per alzarsi dal letto la mattina,
se non quella, infondata, del prodigio.
Pure insisti a sperare: il Caso – dici –
è il vero dio dell’Occidente.
Sarà pure così, ma che bisogno
hai oggi di ergere la testa
cercando in cielo gli avvoltoi sacri?
Quelli sono già a terra e fanno festa
con le carogne delle tue intenzioni.
* Cfr. L. De Bernart, Soliloquio, puntoacapo, Novi Ligure (AL) 2011.
3. Acanto
Veniva su a cespi nel giardino
di mia nonna, fra la gramigna
e il dente di leone. Ero bambina.
Più grande, mi si disse
del capitello: – È quella? – sussultai
– Sì, proprio quella!
E seppi che Corinto, lingua
sottile di terra fra due mari,
molle di volute orientali
di contro al rigore
dorico della ragione,
allignava spontanea
nel vecchio giardino di mia nonna.