Senecio
     SENECIO
Fondatore
Emilio Piccolo

Direttore
Andrea Piccolo e Lorenzo Fort



Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze
Horkheimer-Adorno, Dialettica dell'illuminismo

Rivisitazioni, traduzioni, manipolazioni



Redazione
Alessandro Cabianca, Gianni Caccia, Maria Grazia Caenaro,
Claudio Cazzola, Letizia Lanza, Vincenzo Ruggiero Perrino, Andrea Scotto


Luciana de Bernart
Scheda biobibliografica

1. Da mitiche distanze
2. L'Augure
3. Acanto



1. Da mitiche distanze*

Il brindisi di Cassandra
 
– Si è già smorzata nel giardino
la frenesia d’amore delle rose
rosse di maggio: è estate.
– Ecco, s’appressa il tuo solstizio
nero e il presente svapora
per te, sibilla, nel presentimento...
– No, non intendi. Ché la fine
spalanca non sigilla
il senso del momento. Andiamo!
Leviamo alti i calici di fuoco
a onore della morte,
giacché solo grazie alla sua ombra
è splendida la vita.
 
 
Il suono di dentro
 
“La poesia, adesso, non si dice”:
hai ragione. Il suono di dentro,
emesso, si snatura, né si addice
alto coturno, oggi, alle figure
della mente: senza
rappresentazione
del fondamento
il legame (religio) che la carne
per istinto si finge
seduce tanto più
quanto è menzogna
che surroga la mancanza
della speranza
nella reincarnazione.

*Cfr. L. De Bernart, Soliloquio. Premessa di F. Romboli, puntoacapo Editrice, Novi Ligure 2011.

2. L'Augure*


  E tu che fischietti una canzone
di quand’eri bambina, e guardi in su
fra una boccata e l’altra
della tua eterna sigaretta,
sai che non c’è più ragione
per alzarsi dal letto la mattina,
se non quella, infondata, del prodigio.
Pure insisti a sperare: il Caso – dici –
è il vero dio dell’Occidente.
Sarà pure così, ma che bisogno
hai oggi di ergere la testa
cercando in cielo gli avvoltoi sacri?
Quelli sono già a terra e fanno festa

con le carogne delle tue intenzioni.
* Cfr. L. De Bernart, Soliloquio, puntoacapo, Novi Ligure (AL) 2011.

3. Acanto


  Veniva su a cespi nel giardino
di mia nonna, fra la gramigna
e il dente di leone. Ero bambina.
Più grande, mi si disse
del capitello: – È quella? – sussultai
– Sì, proprio quella!
E seppi che Corinto, lingua
sottile di terra fra due mari,
molle di volute orientali
di contro al rigore
dorico della ragione,
allignava spontanea
nel vecchio giardino di mia nonna.

 


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