Itaca. L'attesa*

E poi sono venuta a Itaca
con la maschera bianca.
Ho camminato a lungo
sulle rive e gli strapiombi,
tra gli ulivi.
Sono entrata nell’acqua azzurra e limpida.
Volevo perdermi nell’abbraccio delle onde,
ascoltare le loro storie
e raccontare la mia.
Mi sono addormentata sulle alghe,
erano morbide
odoravano di salmastro.
Ho sognato e parlato con le ombre,
sapevano tutto di me e di Penelope,
di lei che è sempre nelle parole
o negli sguardi delle altre,
di lei che è sempre
in terre a me straniere,
sapevano che sono venuta a Itaca per cercarla.

Cercavo lei ma

ho trovato Ulisse ad aspettarmi.

 

La moglie di Lot*

Nessuno conosce il mio nome.
Io sono la moglie di Lot, colei che non ha resistito
e si è voltata a guardare indietro.
Sì, mi sono voltata! indietro, verso il passato.
Il presente mi spaventava. Il futuro? Chissà!
Sono una donna e non lo sono più.
Sono una statua di sale.
Non si voltò forse Orfeo per guardare Euridice?
E lei restò per sempre nell’Ade. Io mi voltai
e venni trasformata per questo in una
statua di sale. E nessuno mi ricorda col mio nome
se non come la moglie di Lot.
Perché non posso avere un nome?
Mi chiedo. Vi chiedo!
Sono una donna, con la forza e le debolezze,
il cuore e l’animo di tutte le donne,
sono uguale e così diversa da tutte
le donne di ieri e di sempre.
Ho ancora indosso le lunghe vesti
a coprirmi il corpo che è sempre giovane,
sempre bello. Che cosa mi rende diversa?
Eppure io sento, in questa prigione di sale
il mio cuore battere e i miei pensieri vibrare.
Sento il fuoco, l’energia del desiderio.
Perché sono stata disobbediente, perché ho
usato la mia testa, perché sono curiosa
e voglio capire e voglio decidere,
per questo non sono più una donna
non mi è permesso!
Io sono la moglie di Lot.