Piramo e Tisbe
(Tisbe)
Dammi le tue parole d’aria, le corde
vibrano del cuore, parlami adesso.
S’apra il muro del buio lì dov’è soffio
da sopra i lampadari del salone inermi.
L’eco trasmetta il suono e il bacio
della tua bocca a me che qui l’accolgo,
aperta. Scocchi sui denti bianchi.
Il mio cuore è una fanciulla che trema
al primo bacio di una persona.
(Piramo)
Oh giovinetta,
non ti raggiungerò. Troppo lontana
già, indebolita, già senza nerbo,
senza attrattiva, fu un tempo, via,
la tua baldanza, la tua parola prima,
oh giovinezza.
Qui sono soltanto
il guardiano del tuo museo di secoli
in eterno.
(Tisbe)
Saremo nel museo gli inseparabili,
noi gli improbabili, insieme.
Esco da me, in cerca di te.
Alla fonte della chiarezza, là
incontrerò la belva che ti uccide.
Ne fuggirò. Perderò il velo cupo
della notte. Guarderò lontano.
(Piramo)
Così lo troverò, il tuo velo.
Macchiato del rosso dei tuoi
capelli rossi. Vermiglio dei fiori del gelso.
Lo odorerò.
E nel dolore della perdita, lì non
mi ucciderò. Addio, fanciulla antica.
Molecole d’aria tacciono intorno
a noi di corto fiato, per lontananze
gli immutabili del sole così costretti.
Fu quando Giove disse che dovevo scendere dal cielo
fu quando Giove disse che dovevo scendere dal cielo.
Aveva riempito i miei occhi del miele delle stelle
aveva riempito i miei occhi del miele delle stelle.
– il mio petto era di scrigno
– il mio scudo un cimiero
Vocazione universale l’incantazione dei miei occhi
dilagò negli occhi di tutti i guardanti.
Fu allora che mi amasti per sempre, Romano.
Sulla vetta del tuo pensiero splendevo come spada
e la freccia del tuo amore governavo :
per tutta la terra e le acque ti tenevo.
La notte m’era diadema dai mille scintillii
la notte m’era diadema dai mille scintillii.
Trascinavi la bocca a bere alla mia fonte.
Trascinavi la bocca a bere alla mia fonte.
– tu superbo bastardo, fecondo di natura
– tu di gambe cordato a cavalcarmi, guerriero.
Nei miei occhi trovasti il pozzo dei tuoi incantamenti.
Bevevi in me l’acqua dei tuoi martirii.
E fosti per mia luce sull’Urbe vittorioso.
Alzasti l’aquila imperiale a offuscare
tutti gli altri alti uccelli del volo al tuo ritorno.
Capriccio di virtù fino ai confini.
Ai tuoi comandi le Idi d’Aprile.
Amasti, fino ad odiare.